IL GIAPPONE TRA FIABA E RESPIRO

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Bastarono 12 ore al Nuovo Mondo per aprire il portone ad Alice…

Il Cappellaio, lo Stregatto e la Regina di Cuori preferirono attendere un segnale

del destino prima di entrare, ma il Coniglio Bianco sconfisse il Coraggio, superò il

limite e costrinse Alice a bere una nuova pozione e rimpicciolirsi in una nuova

Favola.

Uno strano Paese le apparve: altissimi grattacieli creavano forme diverse

proiettando le loro ombre sull’asfalto, stendendo un ponte tra modernità e magia

che rendeva l’atmosfera sublime.

Incantata dalla Meraviglia,osservava dall’alto l’avanzare ordinato e composto di

migliaia di ombrellini che incrociavano i propri colori con sobria uniformità pur

trovandosi nel cuore dell’incrocio più attraversato del Nuovo Mondo.

Riconquistato il marciapiede,così immacolato da far pensare che anche gli

alberi trattenessero le foglie per non turbare l’Ordine sociale del Suolo,l

sguardo di Alice fu catturato da un’estensione verdeggiante che interrompeva

la monotonia del cemento e dava linfa a un gigantesco albero che proteggeva

la bellezza di giardini tanto perfetti da sembrare irreali, laghetti idilliaci ricolmi

di pesci abnormi,templi intrisi di preghiere trasportate dal fumo dell’incenso

Su ogni dove Alice volgesse lo sguardo,era ricompensata da manifestazioni di

buon gusto e gran classe.

In questo strano Paese anche i Taxi erano  Cortesi: uno di questi spalancò in

automatico la portiera ed Alice vi salì appoggiandosi su candidi copri-sedili

che sembravano centrotavola fatti all’uncinetto e si lasciò dondolare finché la

Curiosità la spinse ad abbandonare il “ricamo bianco” ed entrare in un’altra

pagina

Una galleria di negozi offriva inimmaginabili varietà di prodotti:

Frutti di dimensioni titaniche disposti con attenzione maniacale nelle loro cassette,

ortaggi marinati e snaturati dall’ingegno dei loro cuochi formavano arazzi dai

prezzi esorbitanti,gatti sornioni raffigurati in ogni forma e dimensione

corrompevano i passanti richiamandone l’attenzione con il movimento

ammiccante della zampa anteriore.

In mezzo a questa moltitudine, Alice ne riconobbe uno a lei familiare e si stupì di

come fosse riuscito a varcare la soglia e sopravvivere in un Paese in cui le

budella feline sono trasformate in tamburi o corde di strumenti musicali

tradizionali. Si ricordò che lo Stregatto dava informazioni errate e quando capì

che anche Lui l’aveva riconosciuta, mangiò alcuni dolcetti per riconquistare le

dimensioni normali finché gli abiti si arresero alla crescita e Lei di corsa si tuffò

nel capitolo successivo…

La Realtà ora appariva assai diversa…tutto le sembrava estremamente piccolo! Era

affamata e cercò un posto per nutrirsi: innumerevoli ristoranti proponevano le loro

specialità esponendone riproduzioni in plastica all’esterno dei loro ingressi. Micro-porzioni

di cibo arrotolato in alghe o foglie di bambù facevano da contorno al vuoto dei piatti che li

ospitavano,dividendo lo spazio con ipocaloriche foglie di lattuga,chicchi di riso scondito,

salsine nerastre in cui intingere i frammenti  di qualche animale troppo piccolo per

sopravvivere all’evoluzione.

Alice pensò che avrebbe avuto maggior soddisfazione entrando in un supermercato,e così

fece quando lo vide,cercando di strangolare la propria ingordigia saturando un grande

carrello ma non ne trovò:in quel Paese rubare alla propria casa uno spazio per destinarlo

allo stoccaggio del cibo era un lusso per pochi! Si accontentò di acquistare alcune

vivande,metterle in un micro-carrello,raggiungere la cassa, pagare e chiedersi come mai

in quel Paese non fabbricassero le sedie per le cassiere…Alice digerì le domande,era

esausta e bisognosa di un posto tranquillo per passare la notte

Come cambiava la prospettiva da questa nuova dimensione! Nessuno dei loculi-per

gente-viva chiamati capsule hotel poteva contenerla .Peccato!Sarebbe stato interessante

disporre per la notte di un micro-spazio dotato di ogni comfort inclusa la sensazione di

partecipare alla finale del Grande Viaggio…

Era necessario trovare al più presto un luogo sicuro, ma come poteva il suo corpo

ingigantito non fuoriuscire dalle micro-case di 9-12 m quadrati degli abitanti di quel

Paese?Gli stessi garages contenenti le loro autovetture più che dei boxes sembravano

copertine di libri per bambole tanto erano aderentemente spalmati sulla carrozzeria . Si

chiese come facessero gli automobilisti ad aprire le portiere. Forse avevano ideato un

artificio che gli permetteva di utilizzare il vetro anteriore…I meno dotati di risorse avevano

dovuto applicare la regola dei capsule hotel alle loro auto:premendo un pulsante facevano

emergere i loro bolidi impilati dagli inferi dell’asfalto e,visto che,per liberare la propria

spesso dovevano movimentarne altre due,facevano in modo di adoperarle il meno

possibile.

Era davvero capitata in un Paese delle Meraviglie? O forse era la Meraviglia a

cercare, tramite lei, un paese in cui espatriare? Poteva continuare a rimanere in

un Paese,colosso di tecnologia e modernità boicottate dai suoi stessi cittadini con

il rifiuto ad accettare pagamenti con sistemi elettronici, ancorati al retaggio

agreste di maneggiare il denaro per valorizzarlo? Quanto era apprezzabile vivere

in un Paese

dove i treni ad alta velocità arrivavano a destinazione spaccando il secondo

(tranne in caso di calamità naturali e, in questa eventualità, concedevano un

rimborso solo se il ritardo superava l’ora) ma costringevano le persone a miracoli

di sopportazione ( sette cambi di treno) se volevano servirsi di treni alternativi

lungo la linea Tokyo-Kyoto?

dove un esercito ben addestrato di voci alleviava la solitudine illuminando le vie

con l”incanto dei distributori automatici, salutando con grazia anche sugli

ascensori, rimproverando con garbo all’uscita di una stazione metro chiunque

avesse avuto insufficienti monete per nutrirli…

Dove anche i telefoni pubblici si opponevano alla tecnologia poiché, pure in presenza di

una scheda prepagata inserita, per concedere la linea,volevano assaporare il gusto

ferruginoso di una moneta che avrebbero restituito al termine della conversazione,

dove nella maggior parte degli alberghi non si concedeva agli ospiti una seconda

chiave,costringendoli a una simbiosi coabitativa che poteva innescare omicidi…

dove un’organizzazione parallela allo stato ma ancorata al feudalesimo e alla criminalità si

arricchiva professando codici d’onore ad essa utili e comodi,

dove la facciata di armonia e bellezza degli alberi nei parchi pubblici era mantenuta a

scapito della loro naturale eterogenità , come se anche loro avessero dovuto uniformarsi

alla collettiva mancanza di originalità che rende unico ciascun individuo,

dove il diritto alla diversità era negato anche alle centinaia di homeless che avevano

l’obbligo di rimuovere la propria tenda-giaciglio all’apertura dei parchi al pubblico,

Dove la gentilezza,se non era espressa in un contesto istituzionale legato al

dovere,spesso svaniva : saluti e sorrisi quasi irritanti scomparivano sotto il peso

dell’ultimo inchino…quello fatto prima di uscire dal proprio posto di lavoro, come

adepti di una grande famiglia di samurai dei tempi moderni…

E ORA?

Un’altra giornata finisce, i Guerrieri del sonno tornano a casa…salgono sul

vagone di una metropolitana e sembrano intrappolati in un incantesimo, immersi

nel proprio millenario autismo delle emozioni, incasellati nel tasto “invio” del

proprio telefonino. Estraniati dalla propria corporeità si lasciano fluttuare

danzando sulle note del Nulla, volgendo l’unico sorriso post-lavoro alla beatitudine

del sonno: non esiste più il Mondo,né persone con cui interagire! Esiste solo una

nicchia mentale da raggiungere nella quale esigere di essere e di poter vestire la

propria ribellione come una bambola che entra ed esce da una sala di pachinko

scevra da percezioni sonore,alla ricerca di una Regina di Cuori che possa

condurla in qualche manga…

Un’ altra giornata inizierà domani, altre Dee e Principesse a volte tristi

scenderanno in strada sorrette alcune da gambe bellissime,altre quasi barcollanti

su articolazioni che paiono inadatte alla corretta deambulazione ma entrambe

fiere e consapevoli di avere una grande forza coesiva che spinge le più giovani a

essere camaleontiche per un giorno e le più grandi ad ostentare la proprio

femminilità senza aver bisogno dell’approvazione di uomini per lo più indifferenti,

eterni bambocci innamorati dell’alcool e delle serate trascorse in compagnia dei

colleghi di lavoro.

Alice non aveva risposte, non sapeva di quale Meraviglia questo Paese strano

fosse ammalato ma sapeva che il seppuku non era la soluzione, non sapeva se il

Cappellaio e la Regina di Cuori avessero superato il confine di questo Mondo m

sapeva di non essere l’eroina di un manga.

Due orecchie bianche fecero comparsa portando un mazzo di carte da gioco che

iniziarono ad animarsi aprendosi a ventaglio…

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