UN ESPRESSO DI SOLIDARIETA’

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CAFFENa tazzulella ’e café in sospeso. Cioè offerta dal cliente che, ordinate e pagatene due, ne lascia appunto una “in sospeso” per l’eventuale avventore che, povero di mezzi, non può permettersela. Un rito sociale squisitamente partenopeo (forse anche soltanto una leggenda metropolitana, ma il senso non cambia), quello del “caffé sospeso”. Una tradizione che negli ultimi anni si era affievolita ma che recentemente sta riscoprendo il suo valore di piccolo, significativo gesto d’altruismo verso chi è meno fortunato. Una “pratica” che ha travalicato i confini di Napoli dov’è nata – narra la storia – alla fine dell’800, e che ora si sta estendendo ad altre città e continenti.

In Francia, per esempio, il movimento degli Indignati usa la sua pagina Facebook per pubblicizzarla, e già alcuni locali vi hanno aderito esponendo in vetrina il logo “café en attente” . Un esercente di Brest addirittura attacca lo scontrino del caffè pagato sul vetro verso strada, per rendere più visibile l’offerta. A Québec (Canada) un locale offre “caffè”, “panino” e marca con una X la voce corrispondente, ogni volta che un cliente ne paga uno “in sospeso”. Il Belgio onora da par suo l’iniziativa con le tradizionali “frieten” o “frites” (patate fritte, a seconda della lingua fiamminga o francese): a Bruxelles un venditore ambulante le prepara crude (verranno cotte al momento) e rilascia ai clochard un coupon e una piantina stradale con il percorso dei suoi spostamenti. A Sofia sono circa 150 i negozi (caffè, ristoranti e fast food) associatisi per invitare i clienti a offrire un espresso o un panino – a volte a prezzo scontato – a concittadini indigenti.

Ovviamente, non poteva mancare la Rete: il sito coffeesharing.com segnala i bar e i locali del mondo dove il “sospeso” è ormai consuetudine. La simpatica usanza sta diventando di moda e, si dice, avrebbe fatto drizzare l’orecchio del marketing a catene commerciali britanniche importanti come Starbucks o Costa Coffee, che sembra stiano valutando l’impatto promozionale e d’immagine del suspended coffee. Il ritorno commerciale è assicurato: il cliente paga due volte, la seconda in anticipo sulla consumazione.  C’è anche chi, per motivi di sensibilità umana, si dice contrario a questa forma di beneficenza minimale e preferisce invece l’intervento diretto a favore del bisognoso. In ogni caso, pur essendo una forma di carità distaccata e impersonale, che si tratti di panino, caffé, patatine fritte o pasto, il “sospeso” è un gesto di generosità a buon mercato: in fondo si tratta di pochi euro. Un gesto, per altro, che proprio perché distaccato e impersonale, “salva” allo stesso tempo la privacy di chi dà e di chi chiede.

Una buona abitudine. Da non lasciare in sospeso.

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