La crisi non finirà, almeno non in tempi brevi. E’ questa più o meno la tesi sulla quale convergono le opinioni di esperti, docenti, intellettuali, scienziati e scrittori. Dovremo abituarci, pertanto, a un lungo periodo di austerità. E’ stato proprio questo, tanto per fare un esempio, l’argomento della puntata di Zeta (il programma di Gad Lerner) di venerdì 12 aprile, con suor Giuliana Galli, vicepresidente della Compagnia di San Paolo e lo storico Miguel Gotor. Il dibattito, incentrato su come la povertà stia aumentando e su come si possa far fronte a questa emergenza, ha evidenziato anche come cambieranno (o dovranno cambiare) le nostre abitudini di vita, probabilmente attraverso la riscoperta di valori quali la solidarietà, il risparmio e l’oculatezza (o comunque il contenimento di sprechi e lussi) ma anche il riutilizzo o riciclo dei beni materiali e l’economia delle risorse naturali. A condizionare il nostro futuro non sarebbe, in particolare, l’aumento della “povertà disperata” (quella c’è sempre stata ed è un problema che necessita di strategie politiche, più che dell’impegno del singolo cittadino) quanto piuttosto l’aumento dei nuovi poveri o della cosiddetta “povertà vergognosa”. Ossia quella di chi, abituato ad una certa qualità della vita, si trova, in breve tempo, a non riuscire più a sbarcare il lunario o ad arrivare, con grande fatica, a fine mese, vergognandosi nel contempo a chiedere assistenza. Di casi così se ne vedono o sentono tutti i giorni, a diversi livelli, compreso quello estremo di chi decide di farla finita, togliendosi la vita. Tra quelli che resistono o reagiscono alla situazione, c’è chi decide, trovandosi senza casa, di occupare appartamenti rimasti sfitti, chi dorme sui treni la notte (per lo più uomini divorziati, “sfrattati” da casa) e va a lavorare di giorno, usando per lavarsi e sbarbarsi, i bagni della stazione. C’è chi si trasferisce a vivere in campagna e chi invece, non avendo questa possibilità, si crea almeno un piccolo appezzamento di terra con un orticello nella cintura cittadina. Pare che siano in molti a farlo e non tanto perché sia improvvisamente scoppiata la mania del biologico, quanto per ragioni meramente economiche. In città per altro si sono diffusi come un contagio, i mercatini dell’usato. A Bolzano hanno aperto anche il primo mercatino del baratto, organizzato in modo tale che le persone più indigenti, che magari sono rimaste senza uno stipendio, non abbiano bisogno di mettere mano al portafogli. Chi se lo può permettere, oltre a prelevare qualcosa, porta in cambio qualcos’altro, ma chi ha davvero problemi di sussistenza (magari con figli a carico), può prendere e basta. Anche tra le persone che riescono a condurre una vita ancora più che dignitosa, le reazioni a questo nuovo stato di cose, sono tra le più disparate. Alcuni fuggono all’estero o progettano di farlo, altri restano malvolentieri e mal sopportando o lamentandosi in continuazione (le litanie in questo senso, tra i banchi del mercato, non si contano). Altri invece, fortunatamente, ne vedono i risvolti positivi e pensano che, da questa crisi, impareremo qualcosa, come, ad esempio, a fare a meno del superfluo o a vivere in modo più autosufficiente, tema non a caso scelto da Luigi Lo Cascioper suo esordio come regista. Il titolo del film è “La città ideale” e dovrebbe uscire sugli schermi cinematografici proprio in questi giorni. Il protagonista del film, Michele (interpretato dallo stesso Lo Cascio), si trasferisce a vivere a Siena, sua città ideale, e porta avanti un esperimento nel suo appartamento: riuscire a vivere in piena autosufficienza, senza dover ricorrere all’acqua corrente o all’energia elettrica. D’altra parte non sono pochi quelli che già da tempo hanno cominciato a seguire questa filosofia di vita. Su Sky, ad esempio, c’è un programma che racconta di persone che hanno scelto di vivere in case ecologiche costruite con criteri di contenimento massimo delle spese e degli sprechi energetici, con sistemi per la raccolta dell’acqua piovana (con cui poter innaffiare giardini e orti), per coibentare le pareti utilizzando ad esempio la paglia e per riscaldare o rinfrescare gli ambienti, sfruttando il sole o le correnti d’aria, senza bisogno di impianti centralizzati, termosifoni, caldaie, climatizzatori etc. Il meteorologo Luca Mercalli, noto personaggio televisivo (già ospite fisso a “Che tempo che fa”) , ha scritto su questi argomenti un libro particolarmente interessante che, guarda caso, si intitola proprio “Prepariamoci a vivere in un mondo con meno risorse, meno energia, meno abbondanza… e forse più felicità” (edito da Chiarelettere nel 2012). Di fatto non si è mai potuto parlare di crisi in termini esclusivamente economici. Oltre alla crisi economica ci tocca fare i conti anche con quella sociale, con quella dei valori e delle istituzioni (alle quali è sempre più difficile affidarsi serenamente). Poi c’è la crisi delle risorse naturali e dell’ambiente per far fronte alla quale tocca a noi singoli in buona parte il compito di diventare più consapevoli e responsabili, anche nelle azioni che compiamo quotidianamente. Dovremmo imparare, come spiega appunto Mercalli, come vivere in modo più sostenibile, utilizzando una nuova intelligenza collettiva. Il cambiamento dovrebbe partire, secondo lui, dalle nostre case e dalle nostre abitudini che dovranno sempre più conciliarsi con nuove strategie per economizzare le risorse: dal consumo d’acqua, ai trasporti, dai rifiuti alle energie rinnovabili. Per saperne di più basta documentarsi, anche solo su Internet. I siti che offrono consigli, idee e soluzioni alternative sono davvero molti: viviconsapevole.it , ad esempio o ilcambiamento.it, ma anche yeslife.it e il blog http://ecoidee.effettoterra.org, solo per citarne alcuni.
La crisi non finirà, almeno non in tempi brevi. E’ questa più o meno la tesi sulla quale convergono le opinioni di esperti, docenti, intellettuali, scienziati e scrittori. Dovremo abituarci, pertanto, a un lungo periodo di austerità. E’ stato proprio questo, tanto per fare un esempio, l’argomento della puntata di Zeta (il programma di Gad Lerner) di venerdì 12 aprile, con suor Giuliana Galli, vicepresidente della Compagnia di San Paolo e lo storico Miguel Gotor. Il dibattito, incentrato su come la povertà stia aumentando e su come si possa far fronte a questa emergenza, ha evidenziato anche come cambieranno (o dovranno cambiare) le nostre abitudini di vita, probabilmente attraverso la riscoperta di valori quali la solidarietà, il risparmio e l’oculatezza (o comunque il contenimento di sprechi e lussi) ma anche il riutilizzo o riciclo dei beni materiali e l’economia delle risorse naturali. A condizionare il nostro futuro non sarebbe, in particolare, l’aumento della “povertà disperata” (quella c’è sempre stata ed è un problema che necessita di strategie politiche, più che dell’impegno del singolo cittadino) quanto piuttosto l’aumento dei nuovi poveri o della cosiddetta “povertà vergognosa”. Ossia quella di chi, abituato ad una certa qualità della vita, si trova, in breve tempo, a non riuscire più a sbarcare il lunario o ad arrivare, con grande fatica, a fine mese, vergognandosi nel contempo a chiedere assistenza. Di casi così se ne vedono o sentono tutti i giorni, a diversi livelli, compreso quello estremo di chi decide di farla finita, togliendosi la vita. Tra quelli che resistono o reagiscono alla situazione, c’è chi decide, trovandosi senza casa, di occupare appartamenti rimasti sfitti, chi dorme sui treni la notte (per lo più uomini divorziati, “sfrattati” da casa) e va a lavorare di giorno, usando per lavarsi e sbarbarsi, i bagni della stazione. C’è chi si trasferisce a vivere in campagna e chi invece, non avendo questa possibilità, si crea almeno un piccolo appezzamento di terra con un orticello nella cintura cittadina. Pare che siano in molti a farlo e non tanto perché sia improvvisamente scoppiata la mania del biologico, quanto per ragioni meramente economiche. In città per altro si sono diffusi come un contagio, i mercatini dell’usato. A Bolzano hanno aperto anche il primo mercatino del baratto, organizzato in modo tale che le persone più indigenti, che magari sono rimaste senza uno stipendio, non abbiano bisogno di mettere mano al portafogli. Chi se lo può permettere, oltre a prelevare qualcosa, porta in cambio qualcos’altro, ma chi ha davvero problemi di sussistenza (magari con figli a carico), può prendere e basta. Anche tra le persone che riescono a condurre una vita ancora più che dignitosa, le reazioni a questo nuovo stato di cose, sono tra le più disparate. Alcuni fuggono all’estero o progettano di farlo, altri restano malvolentieri e mal sopportando o lamentandosi in continuazione (le litanie in questo senso, tra i banchi del mercato, non si contano). Altri invece, fortunatamente, ne vedono i risvolti positivi e pensano che, da questa crisi, impareremo qualcosa, come, ad esempio, a fare a meno del superfluo o a vivere in modo più autosufficiente, tema non a caso scelto da Luigi Lo Cascioper suo esordio come regista. Il titolo del film è “La città ideale” e dovrebbe uscire sugli schermi cinematografici proprio in questi giorni. Il protagonista del film, Michele (interpretato dallo stesso Lo Cascio), si trasferisce a vivere a Siena, sua città ideale, e porta avanti un esperimento nel suo appartamento: riuscire a vivere in piena autosufficienza, senza dover ricorrere all’acqua corrente o all’energia elettrica. D’altra parte non sono pochi quelli che già da tempo hanno cominciato a seguire questa filosofia di vita. Su Sky, ad esempio, c’è un programma che racconta di persone che hanno scelto di vivere in case ecologiche costruite con criteri di contenimento massimo delle spese e degli sprechi energetici, con sistemi per la raccolta dell’acqua piovana (con cui poter innaffiare giardini e orti), per coibentare le pareti utilizzando ad esempio la paglia e per riscaldare o rinfrescare gli ambienti, sfruttando il sole o le correnti d’aria, senza bisogno di impianti centralizzati, termosifoni, caldaie, climatizzatori etc. Il meteorologo Luca Mercalli, noto personaggio televisivo (già ospite fisso a “Che tempo che fa”) , ha scritto su questi argomenti un libro particolarmente interessante che, guarda caso, si intitola proprio “Prepariamoci a vivere in un mondo con meno risorse, meno energia, meno abbondanza… e forse più felicità” (edito da Chiarelettere nel 2012). Di fatto non si è mai potuto parlare di crisi in termini esclusivamente economici. Oltre alla crisi economica ci tocca fare i conti anche con quella sociale, con quella dei valori e delle istituzioni (alle quali è sempre più difficile affidarsi serenamente). Poi c’è la crisi delle risorse naturali e dell’ambiente per far fronte alla quale tocca a noi singoli in buona parte il compito di diventare più consapevoli e responsabili, anche nelle azioni che compiamo quotidianamente. Dovremmo imparare, come spiega appunto Mercalli, come vivere in modo più sostenibile, utilizzando una nuova intelligenza collettiva. Il cambiamento dovrebbe partire, secondo lui, dalle nostre case e dalle nostre abitudini che dovranno sempre più conciliarsi con nuove strategie per economizzare le risorse: dal consumo d’acqua, ai trasporti, dai rifiuti alle energie rinnovabili. Per saperne di più basta documentarsi, anche solo su Internet. I siti che offrono consigli, idee e soluzioni alternative sono davvero molti: viviconsapevole.it , ad esempio o ilcambiamento.it, ma anche yeslife.it e il blog http://ecoidee.effettoterra.org, solo per citarne alcuni.