Si può suonare il blues (il blues delle origini), anche senza essere nati sulle sponde del Mississipi o sui Monti Appalachi? Sembrerebbe proprio di si. A dimostrarlo è El Bastardo (nome d’arte di cui non è dato sapere la vera identità) anche vivendo in mezzo ai boschi e ai cinghiali di una valle del nord ovest d’Italia. Già, perchè quel nome dissacrante – programmatico di un modo di fare musica e di vivere la vita – è ormai conosciuto in Italia e nella scena dei festival internazionali come una garanzia di blues genuino e suonato con maestria. Quello, per intenderci che affonda le radici nel bluegrass come nell’old country e nell’indie folk . Un mondo celebrato ottimamente anche nel suo ultimo album “Wood & Steel”, il suo quarto lavoro da solista. Il titolo fa esplicito riferimento alla solida e duttile consistenza del legno e dell’acciaio, materiali semplici e allo stesso tempo preziosi quando vengono utilizzati per costruire chitarre, ukulele, steel guitar e kazoo, cioè i pochi ed essenziali strumenti che compaiono nelle nove tracce del disco. Solidità e duttilità sono infatti le qualità più importanti che El Bastardo, da buon artigiano di montagna, sembra aver voluto dare alla propria musica e lo si percepisce fin dai primi brani: “There’s a Train You Can’t Step Out Of” e “Growing alone and fighting”. Il suono è denso e sporco ma allo stesso tempo ricco e maniacalmente preciso nei dettagli e puntuale nel ritmo. Stessa impressione si ha ascoltando le cover che si alternano ai cinque brani originali come l’impareggiabile ”Hit the road” o la “My babe” di Willie Dixon, omaggi al rock n roll e al soul che El Bastardo ha sempre bazzicato. Il nostro “ Outlaw Picker” – soprannome quasi intraducibile che si è dato da sé e che anch’esso ammicca alle piantagioni del sud e a uomini abituati a vivere al limite – non riveste solamente il ruolo classico del “one man band” eseguendo i repertori standard. Lui suona da solo perché la sua natura lo ha portato lì (dopo una lunga carriera in band come Motorsonics e Band Dog Boogie) e anche perché è la musica che ama a richiederlo. Quella musica che lui cerca di far rivivere con la passione dell’amatore e la cura del filologo. Anche la sua voce aiuta a renderlo una figura originale nel panorama europeo del blues. Una voce che non scimmiotta i modelli neri ma che reca un timbro inconfondibile. Nel complesso l’ascolto di “Wood & Steel” non può lasciare indifferenti e il rischio di una certa noia data da suoni che possono apparire sempre uguali e dai ritmi lenti viene fugato dalle atmosfere dense e coinvolgenti (basti ascoltare la sua versione di “Out On the Western Plain” di Rory Gallagher) e da una massiccia dose di autoironia, in linea con la tradizione dei crooners del delta del Mississipi e dei boscaioli delle nostre Alpi. Info al link http://www.elbastardo-outlawpicker.com/index.php