LA VITA DI ADELE

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Il film, ispirato al romanzo a fumetti Il blu è un colore caldo di Julie Maroh, racconta la storia di una ragazza che  scopre negli anni dell’adolescenza di essere attratta dalle donne più che dagli uomini ed è completamente incentrato sulla giovane e fantastica attrice protagonista Adèle Exarchop, palma d’oro al festival di Cannes. Ogni scena mostra il bel viso di Adèle.  Adèle felice, pensierosa, timida, affamata, sognante, appassionata, , addolorata, sofferente, ma soprattutto sensuale.

Sensuale e sofferente. La sofferenza per Emma per cui perde completamente la testa e di cui si innamora perdutamente.

Emma (Lèa Seydoux)rappresenta la parte maschile della coppia. Si tratta della ragazza con i capelli blu, che diviene l’oggetto del desiderio di Adèle dal primo loro fugace incontro.

E’ in quel momento che  Adèle si accorge che non sarà  più in grado di amare il bel compagno di scuola,che frequenta.

Il film dura tre ore.  Tre ore di primi piani, di dialoghi,di arte, ma soprattutto di sesso. Non a caso il film è vietato ai minori di 14 anni.

Le scene di sesso tra le due ragazze sono esplicite. Nulla è lasciato all’immaginazione, i due corpi nudi si cercano e si aggrovigliano fino a diventare uno solo, come se fossero una scultura marmorea .

E’ il sesso a legare le due ragazze, perché per il resto sono molto diverse.

Adèle è più sanguigna, più semplice, meno ambiziosa. Appartiene ad una classe sociale inferiore e i suoi genitori non sarebbero in grado  di accettare la sua omosessualità. Vuole diventare e diventerà una maestra, il suo piatto preferito sono gli spaghetti alla bolognese (che mangia con ingordigia).

Emma invece è un’artista, dipinge (soprattutto nudi femminili).  I suoi genitori, venuti a conoscenza della loro relazione, brindano al loro amore al femminile.

Nonostante, le due ragazze vadano a vivere insieme, finita la scuola, la loro storia, si capisce quasi subito, non potrà durare.

Sarà proprio la serata in cui Emma presenterà Adèle a tutti i suoi amici intellettuali, che segnerà la fine del loro rapporto. Emma inizierà ad interessarsi a un’altra donna, incinta di nove mesi, lasciando spesso Adèle da sola che quindi la tradirà con un suo collega per colmare appunto il senso di solitudine.

La reazione esagerata di Emma, di fronte al tradimento decreta la rottura della loro storia. Da questo punto in avanti in primo piano sarà solo più la vita di Adèle con la sua sofferenza quotidiana  sino alla fine del film, quando lei rientrerà a casa sola dopo aver visto la sua amata con la sua nuova compagna.

Lo definirei  un film in un certo senso estremo, difficile (anche da interpretare)  ma in ogni caso intenso ed emozionante e che non a caso ha vinto la palma d’oro a Cannes per la regia, per l’interpretazione della protagonista ma anche per quella della co-protagonista. Il regista, per inciso, è il franco-tunisino Abdellatif  Kechiche, già autore del bel film Cous Cous del 2007.

 

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