Ma no, che cosa avete capito? Quella nel titolo non è l’abbreviazione pudica di sex della celeberrima commedia britannica scritta da Alistair Foot e Anthony Marriott, andata in scena per la prima volta nel West End di Londra nel 1971.
La giusta lettura odierna dovrebbe essere: “No salary, please. We’re British (Mps)”.
Già, perché a fare notizia questa volta è la “valanga di proteste” – così la descrive la corrispondente da Londra del Corriere della Sera Paola De Carolis – dei Membri della House of Commons, organismo democraticamente eletto, composto da 650 membri che assumono il titolo di “membri del parlamento” (Members of Parliament, abbreviato in MPs, la Camera dei comuni eletta a suffragio universale e con il sistema maggioritario), che trasversalmente agli schieramenti politici, dunque appartenenti a maggioranza e opposizione, hanno rifiutato l’aumento di stipendio di 7600 sterline all’anno; ovvero 630 pound e qualche scellino al mese, l’11% in più. A partire dal maggio 2015.
Motivo? “Non è il momento” ha sottolineato il sottosegretario al tesoro, il liberal-democratico Danny Alexander. Che ha ricordato come gli altri dipendenti pubblici (tali si considerano i Mps in Gran Bretagna) possano invece avvalersi di un aumento massimo dell’1%.
Senza polemica, vorrei proporre ora un (banale) confronto tra due sistemi politici attuali; uno, quello britannico a nord dell’Europa, l’altro, quello italiano, nel sud del medesimo continente, e come l’altro componente della stessa Unione europea.
Gran Bretagna Repubblica Italiana
No. abitanti 61,8 milioni 60,2 milioni
Sistema politico: Monarchia parlamentare Repubblica democratica dal 1946;
dal 1688 (Inghilterra) due rami del due rami del Parlamento: Camera
Parlamento: House of Lords e e Senato (c/ Regioni e res. estero)
House of Commons
N. dei parlamentari House of Lords: 826 Camera: 630
House of Commons: 650 Senato: 315
Stipendio medio 7.888 di euro 9.550 di euro
pro capite/mese
Costo del Parlamento 62 milioni di euro 946 milioni di euro
per anno
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(Fonte: Atlante degli stipendi parlamentari nei Paesi europei – www.presse.preisvergleich.de)
Entrambi i Paesi soffrono l’attuale crisi economica, che riguarda i comuni cittadini e i parlamentari indistintamente; per questi però ultimi la situazione prevede un “sacrificio” meno sgradevole, se passerà la proposta che riportiamo:
Proposta aumento 11% da maggio 2015 24%, Disegno di legge n. 495 XVII
stipendio parlamentari Decisione di Ipsa (Independent legislatura, presentatore: deputato
Parliamentary Standard Authority)* Guglielmo Vaccaro (PD)
* autorità completamente indipendente, creata per evitare il conflitto d’interessi dopo lo scandalo del 2009 delle spese dei parlamentari,
Qualche commento a margine della notizia. Intanto, si evince che, a differenza dell’ Italia, in Gran Bretagna è una Autorità indipendente e non i parlamentari a stabilire l’ammontare dell’eventuale aumento dell’emolumento ai parlamentari medesimi.
Poi, che l’aumento “British” (proposto) è meno della metà di quello del DDL Vaccaro.
Ancora: qualora la proposta Ipsa riguardante gli stipendi dei Mps passasse (decide il parlamento), se ne parlerà dal maggio del 2015. Da noi, se approvata dai due rami del
nostro Parlamento (la storia repubblicana è avara di rifiuti dell’ innalzamento delle prebende di deputati, senatori e funzionari pubblici), assisteremo a un ulteriore divario tra la retribuzione del cittadino medio e quella dell’organismo politico/dirigenziale dello Stato, che impietosamente chiamiamo “casta”.
Gli elementi per disappunto di questa fatta però non mancano, sopra tutto se si tiene conto che, spulciando i conti delle due Camere, si scopre che dal 2001 al 2011 il bilancio della nostra Camera dei deputati è salito da 749 milioni di euro ad oltre 1 miliardo e 70 milioni di euro; che nello stesso anno quello del Senato della Repubblica è passato da 349 milioni nel 2001 a 603 milioni; che secondo la Banca d’Italia, in barba a ogni crisi, dal 2001 al 2010 la spesa per la pubblica amministrazione e’ passata (in rapporto al Pil) dal 48,1% al 51,2%.
“È normale. Costi della politica, fisiologici in una democrazia…” si dirà.
Ma quanto è “normale” il fatto che, per esempio, in Francia Eliseo (Presidenza della Repubblica) e parlamento costino 900 milioni di euro l’anno (meno della metà delle omologhe istituzioni italiane) e in Spagna soli 700 milioni? Come spiegare il fatto che in Spagna il Congresso dei deputati costi soltanto “100 milioni” (meno di un decimo di Montecitorio)?
Come dar conto del dato “impressionante” per il quale (fonte: la Stampa, 30/01/2012) il Parlamento italiano costa più della somma degli altri quattro grandi parlamenti nazionali d’Europa (Bundestaq, Assemblée Nationale, House of Commons e Congreso de Los Deputados), i cui costi di funzionamento ammontano complessivamente a 3,18 miliardi di euro l’anno? Il problema maggiore, più degli stipendi dei politici, però, è il costo dei dipendenti del nostro Parlamento. Un’inchiesta del think tank Vision ha rivelato che ad ogni cittadino italiano il Parlamento costa tre volte più che in Francia (27,15 euro rispetto a 8,11 euro) quasi sette volte più che in Inghilterra (4,18) e dieci volte più che in Spagna (2,14). Per paradosso la questione non si riferisce alla quantità della forza lavoro e nemmeno alla qualità. Infatti basta prendere come esempio le situazioni di Italia ed Inghilterra. Il loro numero di dipendenti è simile (1620 contro i 1868 del Regno Unito) ma a far la differenza è il costo pro capite. Se poi si compara la spesa per le retribuzioni dei parlamentari con quella dovuta all’intero personale di servizio si scopre che lo stipendio dei dipendenti grava del 43 per cento sul bilancio a differenza del 24 per cento di quello dei politici.
A volte, credeteci, mascherare l’aspirazione a diventare ‘British’ diventa insostenibile…
E pazienza per il sesso.
immagine di Vincent Teriaca