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LA MAFIA UCCIDE SOLO D’ESTATE

Film d’esordio di Pierfrancesco Diliberto ( in arte Pif), ” La mafia uccide solo d’estate” è una storia scomoda che ha vinto, più che meritatamente, il premio del pubblico al Torino Film Festival. Il film è ambientato nella Palermo degli anni 70 e inizia con la nascita di Arturo, il protagonista, che da adulto avrà il volto del regista stesso. Arturo è stato concepito il giorno in cui Totò Riina, Bernardo Provenzano, Calogero Bagarella e altri due uomini della famiglia Badalamenti, uccisero Michele Cavataio. La sua vita d’altronde sarà sempre segnata dalla mafia e dalle sue vicende. Mafia è proprio la prima parola che Arturo dice, al posto di mamma o papà. L’altra costante nella vita di Arturo è l’amore che prova da subito per la sua compagna di scuola, Flora. La bambina ricambia il suo amore, anche se  è  attratta da un altro compagno che appare meno impacciato e timido del protagonista. Flora, la mafia ed un’autentica ossessione per la figura di Giulio Andreotti fanno da sfondo alla vita di Arturo, che cresce in una famiglia passiva e tra i suoi concittadini omertosi o incuranti dei crimini che sono più o meno all’ordine del giorno. Il film racconta, infatti, cosa doveva essere vivere a Palermo tra gli anni ’70 e ’90 arrivando fino al 1992, anno in cui furono uccisi Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Proprio questi due accadimenti, che scuotono, per la prima volta, la città nel profondo,  risveglieranno Arturo dal suo torpore e dall’incapacità di prendere coscienza della situazione. Il film mostra una cittadinanza che inizia dunque ad indignarsi ma soprattutto ad ammettere l’esistenza della mafia come un fenomeno che riguarda tutti. Prima di allora la mafia era percepita come qualcosa di estraneo alla gente comune come se le cosche si ammazzassero solo tra di loro e le loro questioni fossero regolamenti di conti privati tra famiglie ricche e potenti.

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