Iniziai la collaborazione a questo magazine con alcuni “racconti che scaldano il cuore”. Storie di empatia talmente inusuali dalle nostre parti da sembrare irreali o inventate per l’occasione. Invece ieri è toccata a me la sorte di sperimentare personalmente quanto raro ma toccante sia un gesto amabile reso in ringraziamento. Ve lo racconto.
Ieri mattina, 4 giugno, guadagnato miracolosamente un parcheggio auto davanti a un negozio che avrebbe aperto di lì a una ventina di minuti (il traffico stradale a quell’ora ricorda Mission impossibile II), me ne sto seduto dentro la mia macchina, leggendo il giornale per ingannare il tempo che mi separa dall’apertura e procedere così all’acquisto programmato. Improvvisamente si affianca alla mia un’utilitaria rossa guidata da una donna di aspetto piacente, circa la metà dei miei anni (nacqui durante l’ultimo conflitto mondiale), sorriso accattivante, che sporgendosi verso me mi chiede se può abbandonare in seconda fila la sua vettura accanto alla mia «solo per un paio di minuti, devo ritirare una cosa»; un’operazione che mi avrebbe impedito di uscire dalla mia fino al suo ritorno. Faccio un distratto cenno di assenso, ella “incolla” la sua macchina alla mia la vettura sportello e si dilegua. Continuo a leggere il giornale, disinteressandomi degli automobilisti e pedoni che mi circondano.
Dopo non molto di più dei “due minuti” implorati, la signora in questione si materializza all’improvviso accanto al mio finestrino e mi allunga una tazza di caffé espresso, di quelle da asporto, accompagnata da regolare cucchiaino zucchero e tovagliolo: «Questo è per lei» mi dice con un sorriso disarmante. Notato il mio impacciato stupore, aggiunge: «Visto che bel modo di cominciare la giornata?», quindi sale nella sua auto e, senza che io riesca a dirle quanto ho apprezzato il suo gesto spiegandole che un grazie e magari un buongiorno sarebbero stati più che sufficienti (in fondo non avevo fatto nulla che meritasse un riconoscimento così… gradevole e gradito), prontamente dilegua.
Ripresomi dallo stupore per quell’inaspettato gesto di cortesia (non sono certo un adone, io; ho i miei anni e la lettura del giornale a malapena celava la mia calva pinguedine), mi sono ricordato di un racconto dell’umorista americano Art Buchwald – autore di “Racconti che scaldano il cuore” – che, a proposito di un gentile gesto casuale elargito per strada a uno sconosciuto, sottolineava come quel fatto avesse a tal punto colpito l’ignaro (sino a quel momento) destinatario da migliorargli sensibilmente l’umore per tutta la giornata, e quanto poco bastasse per far contento qualcuno.
A questo punto vorrei fare un invito. Se legge questo giornale, alla gentildonna del caffé: signora incognita, continui con la sua gentilezza quotidiana, la prego. L’esempio è contagioso.
Ai lettori di 5W: provate anche voi, regalate un piccolissimo inaspettato gesto di gentilezza verso uno sconosciuto. Non avete idea dell’effetto di “moltiplicatore chilometrico” di empatia che il vostro apparentemente insignificante gesto suscita nelle persone. Credetemi, succede.