“La natura siede qui solitaria e minacciosa e caccia da questo suo regno tutti i viventi”.
Così scriveva all’inizio del secolo scorso Ugo Foscolo nelle “Ultime lettere di Jacopo Ortis” riferendosi alla Val Roya. All’epoca, senza strade asfaltate né ferrovia, senza illuminazione elettrica, questa valle doveva essere veramente cupa e selvaggia. Selvaggia, d’altronde, lo è ancora oggi. Ma nel senso più positivo del termine. È infatti uno di quei luoghi dove si possono riscoprire natura e silenzio e dove la gente è ancora ‘alla buona’.
Il versante italiano della vallata, che parte da Cuneo e che conserva una radicata tradizione occitana, disegna per morfologia e cultura un Piemonte davvero insolito.
Chi arriva a Cuneo, può anche decidere di non fermarsi qui, perdendo però, in tal modo, l’occasione di incontro con una dimensione urbana più che degna di interesse.
Intanto (per chi decide di viaggiare in treno) la stazione ferroviaria, con l’atrio tutto marmi e legni intarsiati, ultimata nel 1936, è a pochi passi dalla bella piazza Galimberti, in pieno centro. Qui, oltre a visitare la casa natale di Duccio Galimberti, eroe della Resistenza piemontese, si può far tappa da Arione: caffè storico di inizio secolo, con le tipiche boiserie in legno, gli specchi molati e le poltroncine in velluto, che propone ottime specialità come le paste di meliga (mais) e i cuneesi al rum (cioccolatini ripieni al liquore).
Interessante, da visitare, anche l’ex Ghetto. Dalla piazza, basta imboccare via Roma. Dopo alcuni isolati ci si ritrova in contrada Mondovì, dove si apre una delle quattro porte d’accesso all’area in cui un tempo venivano confinati gli ebrei. Fino ad alcuni anni orsono il Ghetto era illuminato da lampioni a gas accesi ogni sera manualmente. Adesso purtroppo, non più. Nonostante ciò, la contrada con i suoi portici rimane una delle zone di maggior fascino della città ed è un vero e proprio invito a passeggiare. Arte, questa, che Cuneo ispira ulteriormente grazie ad alcuni dei suoi viali come quello degli Angeli, parallelo a corso Nizza, dove curatissimi giardini si alternano a palazzine liberty.
In carrozza o in auto, si parte dunque per il col di Tenda. Io consiglio il treno, che in questa tratta è molto suggestivo. Superati Borgo San Dalmazzo e Robilante, si può anche seguire il consiglio del cartello che dice: “Visitate il paese dei murales di Pinocchio”. Si tratta dl comune di Vernante, che preso per se stesso non è niente di che, ma la sua via principale, via Umberto I, si apre al visitatore con murales che ripercorrono la storia del burattino di Carlo Collodi. I murales (più di cento) sono stati realizzati in omaggio ad Attilio Mussino (il primo disegnatore del bestseller collodiano), che qui visse per lunghi anni. Nei negozi, vera pacchia per i bambini, ci sono tanti Pinocchio in legno di tutte le misure. Il paese termina con una grossa testa (sempre di Pinocchio, ovviamente) che sbuca da dietro un cespuglio.
Saliti di nuovo sul treno (se avete scelto questo mezzo) lo spettacolo dal finestrino è quello di una stretta gola, in fondo alla quale si apre Limone Piemonte con il suo borgo a pianta medioevale, in parte snaturato dalla troppa fretta dell’edilizia moderna. Discorso diverso non appena si valica il confine italiano. “Ville de Tende” recita il cartello. E Ville de Tende è un borgo medioevale ancora quasi intatto, con ripide viuzze e archi a volte così bassi che bisogna chinarsi per passare. La cittadina, che una tempo fu provincia di Cuneo, è francese dal 10 febbraio del 1947, in seguito ai trattati di pace firmati a Parigi. Da place de la Republique, la piazza principale, si sale, attraverso un arco ogivale attiguo alla chiesetta dell’Annunziata, su nel paese vecchio, imboccando la rue de France, poi rue Cotta (dedicata all’omonimo poeta italiano che qui ebbe i natali).
La salita, abbastanza ripida, arriva fino all’Eglise Collegiale de Notre Dame de l’Assomption. Questa chiesa tardo gotica, con le volte dipinte come un cielo stellato, è davvero suggestiva. Più avanti la via termina con la Porta di Nizza, rivolta verso il mare, su cui passava il camminamento di ronda. Se invece di salire volete scendere, potete farlo attraverso uno dei tanti piccoli archi che costellano la via principale. Vi troverete, allora, sulle sponde di un piccolo torrentello e Tenda vi sovrasterà con le sue case arroccate disposte a ferro di cavallo. Da qui si può vedere bene la sommità del paese con la torre campanaria e i resti di quello che fu il castello dei Lascaris, di cui ora rimane in piedi un’esilissima ed altissima striscia di muro come una solinga asta di bandiera.
Ogni borgo di questa valle, adagiato in un’ansa del fiume Roya, lo sovrasta come sospeso fantasticamente tra aspri dirupi. Postazioni che controllavano l’antica Strada del Sale. Importante e strategica via di sbocco al mare per il Piemonte (e per i commerci che quest’ultimo intratteneva con la Francia), questa strada fu fatta costruire dal re di Sardegna Vittorio Amedeo Terzo tra il 1782 e il 1788 sulla traccia già esistente di un sentiero risalente all’epoca preromana. La prima testimonianza che si ha di questo passaggio sono i graffiti rupestri dell’attiguo monte Bego e alcuni documenti che riguardano la costruzione, da parte dell’imperatore Augusto, di una via di accesso al mare che collegava Albintimilium (oggi, Ventimiglia) con Pedona (oggi, Borgo San Dalmazzo) e che, abbandonata nel IX secolo, fu riaperta e riutilizzata dopo la cacciata dei Saraceni.
Nel secolo scorso, per arrivare a Nizza partendo da Cuneo, con il servizio di diligenza occorrevano 24 ore buone; ciò nonostante erano molte le personalità che vi transitavano abitualmente: si va dal duca Carlo Emanuele V, al papa Pio VII, “prigioniero” dei francesi, da Vittorio Amedeo II a Vittorio Emanuele I. Da Tenda si può partire per un itinerario alla scoperta delle sei fortezze costruite qui a partire dal 1880 per controllare il versante meridionale dell’antica strada. Per raggiungerle basta svoltare a sinistra, appena prima di arrivare al Colle, in direzione della Grande Caserma (è segnalata) e proseguire per il Forte Colle Alto (1910 metri) situato su uno spiazzo a strapiombo sulla valle nel quale si effettuavano, un tempo, esercitazioni militari, e che viene oggi utilizzato per il parapendio.
Un discorso a parte merita la “Valle delle meraviglie”, nel parco del Mercantour. La valle è un vero e proprio museo all’aperto. Racchiude infatti un insieme di oltre trecento interessantissime incisioni rupestri a cielo aperto databili intorno al 1500 a.C. Oltre alle incisioni, la valle presenta anche una gran varietà di piante con i suoi larici e i suoi pini mughi che in primavera si arricchiscono della bellezza delle varietà floreali del luogo. Per un itinerario a piedi si consiglia di partire dalla pista carrozzabile sopra la centrale elettrica del lago Mesce, sulla strada che collega St Dalmas de Tende a Casterino (è segnalata). Quindi, superata la miniera di Vallauria nel ripido vallone “dell’inferno”, si prosegue fino al rifugio des Merveilles (2111 metri) seguendo il sentiero tracciato.
Ma lasciamo questa splendida vallata e proseguiamo per le tappe della storica via del sale, verso Saorge. Da Fontan, dove ferma il treno, si può salire a piedi a Saorge in circa 20 minuti-mezz’ora. Questo paesino arroccato su un’alta roccia, alla bellezza di 510 metri a strapiombo sul Roya, fu edificato come postazione strategica per controllare la grande “strada del sale” di cui sopra. Il paese consiste in un intricato e suggestivo dedalo di viuzze, contenute da case addossate l’una all’altra in una struttura chiusa del tutto particolare. Struttura che, ad un certo punto, si apre sul sagrato-balconata della parrocchiale edificata nel XVI secolo. La vista dal sagrato è assolutamente mozzafiato.
Ultima tappa di questo tour è Breil sur Roya. Man mano che ci si avvicina a Breil, il paesaggio diventa più dolce. Si abbandona gradualmente la parte più selvaggia e impervia tanto detestata da Ugo Foscolo nelle “Ultime Lettere” e tanto apprezzata invece, oggi, dagli amanti della natura e degli sport un po’ estremi. Si comincia, qui, a respirare un’aria che sa già di mare e la vallata a strapiombo sul fiume si allarga in un’ampia conca con una piccola diga e un lago artificiale. Si possono visitare la chiesa barocca di Sancta Maria in Albis e il Campanile di San Jean in stile romanico, con tutta calma però, poiché Breil è il posto ideale per una tappa ristoratrice, anche di qualche giorno. Per chi voglia invece dedicargli solo qualche ora, consiglio però almeno di sedersi ai tavolini di un bistrò lungo il fiume e degustarsi un buon pan bagnà con un bicchiere di vino o magari di pastis.
Chi volesse poi arrivare fino al mare, può proseguire il viaggio sulla linea ferroviaria (che, non a caso, si chiama Torino-Cuneo-Ventimiglia) e che, dopo Breil, torna in territorio italiano toccando i borghi di Olivetta San Michele, Airole e Bevera, oppure si può cambiare, prendendo la coincidenza che porta a Nizza passando per Sospel.
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