Sono frutti profumati, dai colori caldi e dai nomi spesso originali: giuggiole, pere spadone e volpine, corniole, corbezzoli, azzeruole, sorbe… A Casola Valsenio, “Paese delle Erbe e dei Frutti Dimenticati”, le antiche tradizioni contadine locali di coltivazione delle piante si esprimono anche nella salvaguardia di alberi da frutto di varietà ormai abbandonate o uscite di produzione, vive solo nei ricordi degli anziani. A questi frutti dimenticati la città romagnola dedica un doppio appuntamento autunnale con la Festa dei Frutti Dimenticati, in programma il 11-12 e poi il 18-19 ottobre.
Piante spontanee o coltivate negli orti e nei frutteti di casa per il consumo domestico fin dal tardo Medioevo, i frutti dimenticati sono perlopiù caratteristici della stagione autunnale e rappresentavano una preziosa scorta di cibo da conservare con cura per l’inverno. Salvati dall’estinzione e recuperati per la gioia di chi li ha conosciuti nel passato e di chi li vede per la prima volta, sono frutti profumati, dai colori caldi e dai nomi spesso originali: giuggiole, pere spadone, corniole, nespole, mele cotogne, corbezzoli, azzeruole, sorbe, pere volpine, uva spina, senza dimenticare noci, nocciole, melagrane, marroni.
La ripresa d’interesse verso i frutti di un tempo è rivolta anche al recupero di antichi metodi di conservazione, lavorazione e consumo alimentare. Per questo nel corso della Festa dei frutti dimenticati si svolge un concorso di marmellate e uno di dolci a base di marrone, mentre i ristoranti della zona propongono per tutto l’autunno la “Cucina ai frutti dimenticati”. Si tratta di piatti che utilizzano i prodotti tradizionali del territorio sia secondo la consuetudine sia in modo moderno, proponendo una cucina gradevole, naturale e dal forte potere evocativo. Inoltre, nel corso della Festa: degustazioni guidate per conoscere i frutti dimenticati e i vini da vitigni dimenticati; riconoscimento e utilizzo dei frutti in cucina; escursioni tra i frutti dimenticati; mostra fotografica ed esposizione di tali frutti.