Sembra che lasciare i bambini liberi di giocare come vogliono, senza distinzioni di genere, stimoli la creatività e i sogni. Come è possibile allora che esistano ancora, nei supermercati (almeno in quelli italiani), reparti separati con i giochi per i maschi (trenini, dinosauri, armi e costruzioni) e quelli per le femmine (bambole, cucine in miniatura etc)? E come è possibile che alle bambine si leggano e si raccontino ancora le fiabe come quelle di Cenerentola, Biancaneve e della Bella addormentata nel bosco? Come se queste non avessero già perpetrato abbastanza danni alle generazioni precedenti?
Per fortuna se, da una parte si continuano a sfornare giochi e letteratura per bambini in questo senso, dall’altra c’è anche chi tenta di fare dei passi avanti. Certo gli esempi non propriamente positivi, non mancano. Di recente, la Clementoni ha realizzato un “Sapientino bambina”. Così anche uno dei pochi giochi neutri, con cui potevano essere intrattenuti entrambi i sessi, senza distinzioni (io da piccola ci giocavo con i miei cugini) ora ha due versioni: una più propriamente maschile (il Sapientino classico) e una femminile tutta rosa e (a quanto mi dicono, io non l’ho ancora vista) abbastanza stereotipata.
Eppure sembra che stabilire con quali giocattoli i bambini debbano divertirsi da piccoli, condizioni i sogni che coltiveranno e il ruolo che giocheranno nella società, una volta diventati adulti. Fortunatamente diverse associazioni in Europa e in Italia hanno cominciato a realizzare e a portare avanti campagne contro quei giocattoli che, ormai, vengono considerati da molti, come sessisti. L’associazione “Comunicattive” ha realizzato ad esempio un opuscolo per proporre ai genitori alcuni spunti di riflessione sui ruoli, i comportamenti e le attitudini che i giocattoli attribuiscono a bambini e bambine, in base al loro genere, contribuendo a riprodurre l’impostazione sessista della nostra società. L’opuscolo si intitola “Gioca Jouer. Guida pratica per salvarti dai giochi sessisti”. Per saperne di piu’ basta consultare il loro sito http://www.associazionecomunicattive.org.
Il blog “Un altro genere di comunicazione” ha realizzato una campagna per invitare le persone ad andare nei negozi (soprattutto nei periodi come quello natalizio) ad attaccare appositi adesivi sulle confezioni dei giocattoli, denunciandone appunto le caratteristiche sessiste. Gli stickers sono scaricabili online e stampabili (https://comunicazionedigenere.wordpress.com).
Anche nell’ambito della letteratura e dei film per bambini ci sono segnali positivi. Parliamo, tanto per citare degli esempi, delle storie di Octavia Monaco e Silvia Roncaglia (per quanto riguarada l’editoria) e di nuovi film di animazione.
Cominciamo dall’editoria. La prima, delle due Octavia Monaco (illustratrice) nata in Francia, ha fin da bambina messo in dubbio il finale di una delle più celebri fiabe di Andersen, La principessa sul pisello. Ha pensato di riscriverla intitolandola “La vera principessa sul pisello”. Nella sua versione, edita da “Orecchio Acerbo”, la principessa, disegnata con tratti che esulano dai canoni della bellezza classica, è una ragazza perspicace e sospettosa della futura suocera. Si rende conto che il principe che dovrebbe sposare, è troppo impegnato nella sua «carriera». Ha affidato infatti alla madre il compito di trovargli una moglie così lei si domanda: «È questo l’ uomo per cui ho percorso regioni sconfinate?». La principessa di Octavia Monaco sceglie per se stessa un altro lieto fine. Se ne va dal palazzo raggiungendo le amiche che l’ aspettano fuori, felice, contenta e soprattutto libera.
Anche le «Principesse favolose» di Silvia Roncaglia e dell’ illustratrice Elena Temporin (Emme edizioni) si allontanano dallo stereotipo fiabesco e si propongono come eroine adatte ai nostri tempi. Trattate con un particolare registro umoristico, queste sono ragazze carine e sensibili ma per niente leziose e sono buffe e dispettose. Ma quel che più conta hanno anche una giusta dose di difetti. La principessa Belbignè, ad esempio, non aspetta che il suo cavaliere la slavi dai pericoli, anzi è lei a salvare il suo promesso sposo, il principe Pennello, sensibile e un po’ imbranato, affrontando draghi, mostri e incantesimi di ogni genere. Mentre la principessa Serena scoprirà a sue spese che nessun ranocchio, baciandolo, si trasforma in principe e sarà “costretta a ripiegare, con una certa soddisfazione però, su un contadino che i ranocchi invece li alleva e basta. “Leggere senza stereotipi”, infine, è un progetto dell’associazione Scosse che ha messo insieme un buon catalogo di libri rivolto ad entrambe i sessi, da zero a sei anni circa.
Come al solito però, all’estero sono sempre un passo vanti a noi. La Egmont, una casa editrice scandinava ha pubblicato un libro di una scrittrice che si chiama Anne Fine e che si intitola : Bill’s new frock, in cui si racconta la storia di un ragazzino che, svegliandosi una mattina, si ritrova ad esser diventato femmina. La storia racconta di come improvvisamente il protagonista, divenuto ragazzina, debba confrontarsi e misurarsi con tutta una serie di nuovi limiti e restrizioni che, in quanto femmina, le vengono imposti dagli adulti. Così dovrà districarsi da tutta una nuova serie di regole che prima, in quanto maschio, non aveva alcun obbligo di osservare. Purtroppo il libro in questione non è al momento stato tradotto in lingua italiana.
Anche il cinema però, ha cominciato ad offrire figure femminili che si allontanano dai canoni classici delle belle, dolci e obbedienti protagoniste del passato. Un buon input, in questo senso ci arriva dagli States, come dimostra, ad esempio, Merida, la protagonista di “Ribelle – The Brave” targato Disney, che al principe azzurro non ci pensa proprio per nulla. The brave è uscito nelle sale nel 2012. La vicenda è ambientato nelle highlands scozzesi ed è una storia di coraggio tutto al femminile. Disney ha puntato qui su una giovane ragazza impetuosa con capelli rossi, ricci e ribelli. Abile arciera e cavallerizza, Merida è la figlia ribelle (come specifica appunto il titolo) del Re Fergus e della Regina Elinor e, pertanto, deve fare i conti con i valori, e le tradizioni più conservatrici e desuete. Eppure qui la figura del principe azzurro non è stata prevista, già dalcopione.
Ma se da una parte ci sono esempi in positivo, come questi, dall’altra, si continuano a propinare alle bambine le favole di sempre. “Cenerentola” ad esempio è il prototipo delle virtù domestiche, dell’umiltà, della pazienza, del servilismo, del sottosviluppo della coscienza”. A spiegarlo è Elena Gianini Belotti nota autrice del best seller degli anni ’70 “Dalla parte delle bambine” che aggiunge “Lei non muove un dito per uscire da una situazione intollerabile, ingoia umiliazioni e sopraffazioni, è priva di dignità e di coraggio. Accetta il salvataggio che le viene da un uomo come unica risorsa , ma non è poi certo che costui la tratterà meglio di quanto sia stata trattata fino ad allora”. D’altronde specifica ancora “Le figure femminili delle favole appartengono a due categorie fondamentali : le buone e inette e le malvage. Un po’ restrittivo per le bambine di oggi, potersi identificare solo in questi due modelli, nessuno dei quali potrebbe, inoltre, essere definito propriamente molto equilibrato.