CINQUANTA SFUMATURE DI…DELIRIO

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Se c’è una cosa di cui non se ne può più, è sentire controversie e discussioni al limite del delirio (se non dell’idiozia) sulle ormai trite e ritrite “Cinquanta sfumature di grigio”  (libro o film che sia).

Essendo però da poco uscito il film nelle sale cinematografiche è difficile incappare in qualcuno che (vista o non vista la pellicola) dica la sua. Per la verità, mi ero anche riproposta di non occuparmene, ignorando del tutto la faccenda ed evitando sia di leggere il libro sia di vedere il film, ma poi sono incappata in una serie di commenti e affermazioni di un moralismo al limite del fanatico sulla pericolosità di un libro che, invece, andando a verificare, ho scoperto essere a metà tra una favoletta (con tanto di principe azzurro) e un Harmony, appena condito con un po’ di sado-maso all’acqua di rose. Anzi, a dire il vero, rispetto ad un Harmony, qui il dialogo (e il principe azzurro) sono talmente inverosimili da risultare esilaranti.

Perché allora, per dirla con Shakespeare, “Molto rumore per nulla”?

Facciamo, prima, un passo indietro. Per chi non lo sapesse (c’è qualcuno che non lo sa?) stiamo parlando del libro dell’autrice inglese che usa lo pseudonimo di J. L. James, il cui titolo originale è “Fifty Shades” e che fa parte di una trilogia che ha venduto oltre 100 milioni di copie in tutto il mondo. E che, ovviamente, ha fatto molto discutere.

In particolare mi ha lasciata quanto meno basita una serie di commenti su Facebook. ma facciamo ancora un altro passo indietro. tanto per andare con ordine.

La vicenda ha inizio quando vedo sulla pagina Fb di una persona che conosco un’immagine relativa a “Cinquanta sfumature”, con un commento piuttosto generico, ma non propriamente entusiasta, sui contenuti del libro e del film,  che non sto a riportare poiché non particolarmente rilevante ai fini della comprensione della faccenda.

A  sua volta, un’altra conoscente decide di postare, come risposta, queste testuali parole:  “anche qui, scritto da una donna, la quale ha venduto più di Harry Potter, vendendo a milioni di sceme questa merda. Forse le donne sono davvero inferiori ai maschi. comincio a crederci”

Ad un paio di proteste generiche, mie e della persona che aveva postato l’immagine (entrambe abbiamo inizialmente preso la faccenda tra il serio e il faceto, pensando ad una provocazione gratuita), la suddetta replica:

“Magari qualche volta dovremmo fare un po’ di autocritica perché è un dato di fatto che una donna molto istruita come l’autrice di “Fifty Shades ha scritto una pila di immondizia maschilista e l’ha venduta a MILIONI di CRETINE che l’hanno persino trovata ‘romantica’” e ancora:

“Ho letto dei pezzi qua e là, non c’è trama e si tratta di un pornaccio come tanti altri che puoi trovare. La differenza qui è che viene fatto passare come libro ‘romantico’. la ragazza protagonista, dichiaratamente insulsa e che nessuna nota (viene più volte ripetuto nel libro) ‘rapisce il cuore’ di questo riccone sadico da cui si fa fare di tutto proprio perché è un riccone. Qualcosa mi dice che se fosse stato il bidello di una scuola che va al lavoro in bici la nostra protagonista col cavolo che si sarebbe fatta anche solo sfiorare da lui”.

Augurandomi, a questo punto, che la prima affermazione fosse davvero una provocazione gratuita (più per lei che per me ovviamente) eviterò di prenderla in considerazione e di riportare anche i commenti di altre persone con cui ne ho parlato poichè erano tra l’incredulo e lo sbigottito (uomini compresi).

Quello che mi interessa, invece, sottolineare è che, leggere alcuni passaggi di un libro per corroborare i propri pregiudizi o le proprie posizioni fanatiche, lo trovo, francamente, scorretto e, per altro, totalmente inutile. Non si può discutere sulla “fuffa”. Se si discute su un libro bisogna averlo letto. Tutto.

Essendomi dunque presa la briga e di farlo (seppur dovendo accantonare testi ben più interessanti) e anche di vedere il film, intendo dunque, a questo punto smontare le tesi di chi, non prendendosi neanche lo stesso scomodo, si è limitato ad immaginarne un contenuto scandaloso e diseducativo che lede la dignità delle donne.

Vero è che, a decretare il successo del libro, sono state prevalentemente loro, le donne che, a quanto pare, si sono passate la voce sui social, ma non certamente perché abbiano scambiato un “pornaccio” maschilista per una storia romantica…

Il libro, infatti, non è affatto un pornaccio, non è neppure maschilista, ed è, invece proprio, una storiella romantica. Certo, una storiella romantica insolita poiché condita con un pizzico di erotismo sado-maso (molto probabilmente deciso a tavolino dall’ufficio marketing della casa editrice, per vendere di più), ma anche qui non aspettatevi niente di che, perché le descrizioni sono a prova di educanda. E su questo punto, va anche detto per altro che la critica è stata pressoché unanime.

Poi, che sia scritto da cani è vero, ma è tutta un’altra faccenda.

In effetti che si tratti di un libro da bollare come spazzatura, sono d’accordo, ma non per i contenuti quanto perché il livello di scrittura è inferiore a quello di un Harmony.  Inferiore oltre tutto perché più melenso e meno credibile. I dialoghi sono all’altezza del peggior fotoromanzo anni ’70, con descrizioni tipo: “L’effetto della sua voce dolce si diffonde come caramello fuso nelle mie vene” (pag 474). Dopo aver letto un paio di passaggi di questo genere si rischia un attacco iperglicemico.

Direi dunque che il libro ha avuto successo tra le donne, come potrebbe averlo un qualunque altro tipo di innocuo romanzetto d’evasione.  Neanche la più ingenua e sprovveduta delle ragazzine potrebbe pensare di emulare le scene descritte nel libro o nel film.  Anche perché (e qui dirò una banalità, così mi adeguo) dove mai si potrebbe trovarlo uno con le caratteristiche del protagonista maschile?

Mister Grey, il protagonista in questione, viene descritto come un ventisettenne miliardario con aereo ed elicottero privati (che sa, per altro, pilotare perfettamente). I soldi li avrebbe fatti grazie ad un’azienda molto ben avviata ma non ereditata dal padre o dalla famiglia. L’avrebbe avviata dal nulla con una socia più anziana. Al che viene da chiedersi in che cosa, i due, abbiano trafficato esattamente, per creare un impero di tale portata dal nulla, in così giovane età: armi? Droga? Organi umani espiantati illegalmente da bambini del terzo mondo e rivenduti a miliardari bisognosi di trapianto?

Ma come se tutto questo non bastasse, mr Grey è anche “bello come un dio greco” – testuali parole – “che neanche il David di Michelangelo”, intelligente, colto, nonché un vero gentleman che ti apre, persino, la portiera dell’auto…

Neanche una demente potrebbe pensare di prendere un libro (e un film) del genere, sul serio.

E’ probabile piuttosto che le venti/trentenni di oggi, trovandosi magari, di fronte a coetanei “camerateschi” e non proprio a loro agio con il savoir-faire, abbiano bisogno di poter sognare uno come mister Grey, sapendo benissimo, però, che di sogni si tratta. Una storia di questo genere consente (almeno alle  più ingenue) di sognare, appunto, ad occhi aperti il principe azzurro che non esiste e a tutte le altre (almeno quelle con un po’ di sense of humor) di farsi quattro sonore risate…

La protagonista femminile, infatti, recita come una patata bollita che si sente sempre inadeguata (seppur graziosa), alla stregua di Bridget Jones, se non peggio, ma almeno Bridget Jones era un personaggio volutamente comico.

Qui la comicità non è voluta e, proprio per questo, il risultato finale è ancor più esilarante.

In ogni caso “Cinquanta sfumature” è tutt’altro che un libro diseducativo. A condurre il gioco, per tutta la durata della storia è sempre lei, la protagonista, che non è affatto sottomessa psicologicamente, come qualcuno cerca di far credere utilizzando forzature interpretative .

La sottomissione in ambito erotico non implica necessariamente la sottomissione psicologica nella vita di tutti i giorni.

Lei viene descritta come una giovane donna ammaliata dalla bellezza fisica e dal fascino di lui (e non dai suoi soldi che pure fanno parte integrante del personaggio) fino ad una qualche forma di obnubilamento, ma non fino ad arrivare all’annientamento di se stessa o a sopprimere le proprie esigenze. E infatti alla fine del romanzo, lei prende armi e bagagli e se ne va.

A parte il fatto che uno bello come un dio greco, molto probabilmente non avrebbe poi tutto sto bisogno d’esser ricco per riuscire a portarsi a letto o a sottomettere eroticamente una ragazza più o meno attraente.

Vado comunque a riassumere la trama. Lei, Anastasia Steele, incontra lui, Mr Grey per un’intervista da pubblicare sul giornale universitario e, nonostante si presenti impacciata e vestita come una suora laica, l’attrazione reciproca tra i due, scatta subito ed è palpabile. E’ lui, dopo l’intervista, a cercare lei, due/tre volte, ma l’unica cosa che si concedono tra un tergiversamento e l’altro, per tutta la prima parte, è un bacio appassionato in ascensore, per altro interrotto dall’arrivo di altre persone.

Lui, al limite della sopportazione (dopo tutto questo tergiversare in cui prima la cerca, poi la allontana, poi la cerca di nuovo) finalmente le rivela i suoi gusti da dominatore: con le donne, lui non fa l’amore ma scopa e basta, almeno nella versione filmica, in quella cartacea invece è uno che “fotte” (testuali parole). Lei non capisce, tergiversa a sua volta, al limite della tontaggine così lui le chiede, in modo diretto, quali siano le sue preferenze in ambito sessuale.

A questo punto, udite – udite, vien fuori che lei è vergine, a quasi 22 anni. Lui ci resta quasi secco (e come dargli torto…), in ogni caso accantona letteralmente se stesso, con tutti i suoi gusti, e tutte le sue pose da duro e decide di fare, solo per lei, un’eccezione. Quindi: amplesso normale, canonica posizione del missionario, roba che per uno abituato al sado-maso dovrebbe essere la noia mortale per eccellenza.

Le scene cinematografiche, a questo punto sono tutte un tripudio di carezze, sfioramenti e preliminari a scialare, ci mancano giusto i violini in sottofondo. Invece di essere annoiato, il giorno dopo, lui sembra rimbecillito e, siccome gli piomba in casa, inaspettata, la mamma, da bravo bambino educato, fa le presentazioni. Mammina naturalmente è entusiasta perché il figlio, prima di allora aveva avuto solo partner sessual-occasionali che non aveva mai presentato a nessuno.

Poi, di nuovo, si torna alla proposta sado-maso con tanto di contratto, legalmente valido, per tutelare entrambi. Lei dovrà garantire assoluta riservatezza ma, in cambio, potrà eliminare le clausole che non le aggradano. Così si danno un formale appuntamento in ufficio perché lei possa dettare le sue condizioni.  E qui ci vuole una premessa: in tutte le pratiche sado-maso o nelle quali ci siano dominatori e dominati, vigono regole ferree non scritte. Il dominato deve essere sempre assolutamente libero di scegliere a cosa sottomettersi e, anche in questo caso, se dice stop, il dominatore deve interrompere la pratica sessuale in corso, senza alcun bisogno di un contratto scritto.

In questo tipo di pratiche sessuali non è prevista infatti mai la sopraffazione. Anche quando si verificano casi di cronaca nera da “sesso estremo” è quasi sempre perché il dominato stesso aveva voluto spingersi oltre, di sua spontanea volontà. In ogni caso lei accetta solo le pratiche considerate più soft, che intende sperimentare perché incuriosita dalla faccenda e non solo per compiacere lui.  Pretende pertanto che le altre vengano cancellate. Lui accetta le sue condizioni, ciononostante lei non firma e se ne va lasciandolo in sospeso senza una risposta. E’ sempre lei, dunque a condurre il gioco: va e viene come come più le aggrada (giustamente), senza sbilanciarsi e a lui tocca inseguirla perché, incredibile ma vero per “un duro che non deve chiedere mai”, sente la sua mancanza.

A lei, infatti, concede cose che mai aveva consentito ad alcuna altra donna, prima. si lascia anche canzonare sulle sue manie di controllo e su quello che lei chiama il suo comportamento da stalker (anche se gli stalker sono tutt’altra cosa)… Nel frattempo continuano ad avere rapporti sessuali più o meno tradizionali (come aggrada a lei), con qualche sculacciata e altre minime trasgressioni sado-maso del genere, che a lei sembrano anche non dispiacere. Lui, per quanto perentorio (è uno abituato a comandare) si comporta da perfetto gentleman e (contravvenendo a tutte le sue abitudini da macho-man) comincia a presentarla in giro come la sua fidanzata, portandola addirittura a conoscere i genitori (ma dov’è finito quello che le donne le scopava e basta?).

L’unica cosa su cui non transige è la faccenda della dominazione sessuale, ma lei si stanca velocemente della faccenda e lo sfida a farle provare pratiche più hard. Lui l’accontenta e lei lo lascia (parlo della fine del primo libro ovviamente, gli altri mi guarderò bene dal leggerli). Il messaggio comunque è molto chiaro: lei sarebbe disposta a restare con lui ma non alle sue condizioni da dominatore, così gli restituisce i suoi regali costosi (auto e palmare compresi) e se ne torna a casa a piangere disperatamente sul suo letto, ma con tutta la sua dignità intatta e per nulla calpestata.

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FOTO DI VINCENT TERIACA

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