VITA DURA ANCHE IN UFFICIO PER LE DONNE SINGLE

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foto di Vincent Teriaca

Una nostra assidua lettrice, Maria Teresa Clerici, ci scrive: “Le festività e le vacanze estive a me, donna ‘volutamente’ single, hanno smesso di piacere quando in ufficio si è cominciato a litigare, per accaparrarsi i giorni “strategici” di Natale, Capodanno, Pasqua e Ferragosto, cioè tutte quelle ricorrenze che, di norma, vengono considerate ‘per famiglie’, ovvero occasioni per stare tutti insieme magari anche nel senso più allargato del termine. E se tu non ne hai una, di famiglia, se non hai figli né marito con cui trascorrerle, secondo le colleghe, hai un unico diritto: quello di andare a lavorare al posto loro. Perché le ‘single per scelta’, sotto sotto, sono considerate delle egoiste, che non hanno voluto prole, per continuare a fare la bella vita o almeno egoisticamente ‘i cavoli propri’ e allora è giusto che paghino uno scotto. Nel frattempo, quello che tu ‘single egocentrica’ vorresti davvero, è semplicemente un turno di vacanza festivo o un ponte ogni tanto o almeno vedersene riconosciuto il diritto. Ti tocca invece fare gli straordinari fino a tardi la sera…tanto ‘nessuno ti aspetta a casa’ e in più essere esclusa da quegli eventi che, nell’entourage dell’ufficio, sono considerati da estendersi ad un accompagnatore”.

Devo dire che, in effetti, per quel che ho potuto constatare personalmente, e da altre testimonianze che ho potuto raccogliere, capita sovente che le single siano osteggiate ed etichettate: quelle che lo sono loro malgrado, vengono per lo più compatite o trattate alla stregua di “poverette”, e quelle che lo sono per scelta, sono invece, tacciate di egoismo, forse perché, sotto sotto, invidiate. In fondo si “arrogano” un diritto che fino a non moltissimi anni addietro era prerogativa e privilegio solamente del maschio: riufiutare matrimonio e/o procreazione. Inoltre, la donna single deve sempre stare molto attenta perché, a seconda degli ambienti lavorativi, se dichiara o lascia intendere di non avere una vita sessuale viene considerata una “sfigata”, e tratta al limite del “caso umano”, dall’altra, invece, se rivela di averne una, deve fare attenzione alle modalità che usa, altrimenti rischia di essere etichettata come “poco di buono”, giusto per usare un eufemismo. D’altronde, etichettare (e giudicare) le donne, in questo paese, è quasi uno sport nazionale, come il calcio.

A volte si tratta appunto per lo più, solo di invidia, a volte, invece, di stupidità. Ma se, come denuncia ancora, Maria Teresa, spesso sono proprio le donne accasate ad osteggiare le single, di solito, la causa primaria è da ricondursi alla famiglia di origine. Sovente le donne, molto più degli uomini, vengono sottoposte ad anni e anni di lavaggio del cervello e di pressioni familiari inerenti il fatto che ad una certa età ci si deve sposare e fare figli. Punto. Una pressione che viene per lo più risparmiata agli uomini poiché la condizione dello “scapolo impenitente” è sempre stata, da che mondo è mondo, del tutto accettata.

Preso un po’ in giro, magari bonariamente, lo scapolone è sempre scusato. La donna no. Per lei non ci sono giustificazioni, come se non voler essere moglie e madre, fosse quasi una perversione o una minaccia che sovvertirebbe, non solo lo status quo delle consuetudini sociali, ma anche, alla lunga, la garanzia per la prosecuzione della specie.  Di fatto, comunque, è da poco più di una cinquantina d’anni che a una donna è socialmente concesso, vivere da sola. Una volta, quelle che non riuscivano a sposarsi, e che venivano etichettate come zitelle, restavano a casa con mamma e papà o comunque sotto la tutela di familiari e finivano per restare da sole magari giusto da molto anziane.

E’ da pochissime generazioni che una donna può permettersi di vivere da sola, per scelta. Non stupisce, pertanto, che il concetto non sia ancora stato del tutto ben assimilato e metabolizzato. Non dai più. Come tutte le scelte relativamente nuove, anche quella per cui una donna non voglia sposarsi o riprodursi, è ancora percepita come una trasgressione inaccettabile. Cambiare una consuetudine durata molti secoli, d’altronde, non è mai cosa semplice e immediata.  Ed è per questo che alle donne single per scelta tocca anche, come fa notare ancora Maria Teresa “subire battutine ironiche del tipo “ma sarai mica gay?”. Come se poi, nel caso, essere gay fosse chissà che onta.

Una buona notizia però c’è, anche se magari potrebbe suonare forse un po’ consolatoria: sembra che a rimanere single siano le donne più intelligenti. Da Numerosi studi, svolti sull’argomento, risulterebbe, infatti, che gli uomini, preferiscano quelle meno intelligenti, almeno meno intelligenti di loro. Donne insomma con le quali non doversi confrontare e che siano disposte a metterli al primo posto tra le loro priorità.

Secondo il regista John Carney che, sull’argomento ha rilasciato un’intervista (molto viralizzata sui social), il fenomeno sarebbe anche riconducibile ad una sorta di “economia della conoscenza”, ovvero una tendenza da parte delle donne meno intelligenti a cercare una stabilità economica con un uomo di successo. Parallelamente le donne dotate di materia grigia non sarebbero disposte come le altre a dedicare la maggior parte del proprio tempo a supportare il compagno, in quanto ugualmente ambiziose e capaci.

Ovviamente ci sono donne intelligenti che hanno relazioni con uomini intelligenti, ma statisticamente parlando, sembrerebbe essere una cosa non poi così diffusa.

 

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