MOBILETIQUETTE. L’ETICHETTA APPLICATA AL CELLULARE

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Quando possiamo parlare al nostro telefono cellulare senza che ci diano de80050106i maleducati? Una recente inchiesta dei soliti americani (studio del Pew Research Center) commenta situazione attuale e cambiamenti nell’uso del telefono portatile (mobile, nella loro lingua) intervenuti nel costume di quella popolazione. Siccome lo studio riferisce dell’usanza d’Oltreoceano, ispirandoci a quella ricerca proviamo a suggerire alcune forme di etichetta nell’uso del telefono cellulare che vorremo fossero rispettate pure dalle nostre parti.

Cominciamo col dire che se l’etichetta è il consenso della maggioranza delle persone sui comportamenti da ritenere accettabili, e questo è quello che la maggioranza delle persone pensa e fa, allora le regole sull’uso del telefono in pubblico sono definitivamente cambiate (nel bene o nel male). Inoltre è probabile che continuino a cambiare in futuro: una delle conclusioni dello studio, infatti, è che le persone giovani “sono più permissive rispetto ai loro genitori riguardo l’uso del cellulare”.

Tenuto questo in mente, sarebbe bello che smettessimo di telefonare, di “messaggiare”, di “postare” foto:

* camminando sul marciapiede o attraversando la strada. La possibilità di scontrarsi con altri pedoni o con ostacoli è grande. A Chongqing, Cina, il marciapiede si divide: corsia preferenziale per chi non usa il cellulare; sperimentale ma di facilmente prevedibile diffusione;

* guidando un mezzo di trasporto, durante una riunione, in ospedale, al cinema, in chiesa, a teatro o in qualsiasi posto pubblico o privato, dove si dovrebbe essere concentrati su qualcos’altro;

* per mandare un messaggio davanti ad amici e parenti, con la scusa che è una una cosa urgente e/o veloce. Anche se molti adulti ritengono che usare il telefono quando si è in compagnia rovini le dinamiche di interazione, e anche se la scienza dà loro ragione, la maggior parte delle persone usa indifferentemente il cellulare in presenza di altri;

* durante un pasto, che sia con i parenti o con gli amici non importa. È maleducato usare il telefono a tavola, anche se più della metà delle persone tra i 18 e i 29 anni pensa che sia accettabile mandare messaggi dal ristorante, per esempio. Siccome i menu dei ristoranti non includono conversazioni a voce alta di terzi, evitiamo di infliggere i fatti nostri agli altri avventori.

* non usiamo il nostro device tecnologico per fare video e foto sempre e comunque. Ci sono situazioni che richiedono discrezione, privatezza e misura. in qualsiasi situazione. Raccapriccianti soprattutto i casi documentati dai media di spettatori di incidenti gravi o mortali che scattavano foto col cellulare invece di scattare in aiuto dei malcapitati;

* utilizzando l’apparato vivavoce, sui mezzi di trasporto e in pubblico; già i mezzi pubblici sono generalmente poco confortevoli; imporre le nostre conversazioni agli astanti è una tortura e inoltre, dal punto di vista dell’immagine, assolutamente “very cafonal”;

* usando il cellulare come una sorta di riparo per evitare di incontrare qualcuno o infilarsi in una certa situazione che non gradiamo. Inopportuni quindi i messaggini augurali firmati da emoticons J. Orribili le condoglianze via sms (succede, succede!).

E’ vero, l’etichetta cambia, è un fatto della vita, e questo non è né buono né cattivo. Le “buone maniere”, del resto, sono sempre cambiate e hanno progressivamente accettato le nuove tecnologie: pensiamo per esempio alla forchetta, considerata scandalosa quando il suo uso fu introdotto in Europa. Prima d’allora il massimo della maleducazione era non mangiare con le proprie mani da un piatto comune. Col tempo, la forchetta ha riscritto le regole: posti fissi a tavola, servizio alla francese o alla russa, buffet in piedi… Vedremo.

Intanto però non dimentichiamo mai che gli altri utenti delle tecnologie (smartphone, tablet e via elencando), sanno riconoscere e apprezzano molto la nostra mobile etiquette. Di default.

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Foto Gettyimages

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