Giornata piovosa oggi, ma ancora gradevole, esattamente come deve essere la fine dell’estate e io me ne vado in giro per la città con indosso la sensazione del calore estivo che ancora persiste sebbene nell’aria il caldo sia quasi del tutto svanito.
Naturalmente in primo piano ci sono state le grane di lavoro (chi non ne ha?) ma poi, camminando per strada, di nuovo sento la mente in grado di ricomporsi in una condizione più piacevole.
Giro per le botteghe di San Salvario, compro marmellata, entro dal sarto cinese, la mia maglia da rattoppare non é ancora pronta, passo dal Caf, dalla stazione e giro attorno al museo Lombroso. Ci passo davanti ma no non è ancora il giorno per entrare, non oggi, oggi voglio camminare ancora e trovare a tutti i costi la Casa del Quartiere di San Salvario. Ho un volantino verde in mano che parla di un corso di Thai Ci e ho deciso di imparare a stare nello spazio che occupo nel modo giusto e con i movimenti giusti.
Arrivo in Via Morgari, passo davanti al Sacro Cuore che così schiacciata in mezzo alle case con la sua architettura di ispirazione gotica è suggestiva (anche se Natalia Ginzburg, in ‘Lessico Familiare’ la definisce – una brutta e grossa Chiesa). Le porte sono aperte, do un’occhiata dentro e quando esco chiedo del Centro di Quartiere, qualcuno mi dice – è lì davanti, dall’altra parte dei giardini – salgo qualche scalino, attraverso una saletta di passaggio e vedo l’insegna ‘sala grande’, la porta a vetri lascia intravedere molta gente riunita e, decisamente, faccio che aprire la porta.
Saranno trenta donne sedute su sedie messe un po’ come capita, più o meno a semicerchio, una massa di teste di tutte le tonalità dei grigi e dei bianchi, belli e lucidissimi, oltre che, ma in minoranza, dei castani e dei biondi. La cosa bella è che quelle teste si voltano e svelano un po’ di curiosità e alcuni bei sorrisi.
-benvenuta! – mi sento dire e l’atteggiamento conferma quanto detto. Così, pur avendo la quasi certezza che non si tratti dell’introduzione al mio corso di Thai Ci, prendo una sedia e mi fermo ad ascoltare.
Per dirla come non è: non è di quelle assemblee dove quando arrivi, se qualcuno si volta, sono un paio di facce annoiate. Non esagero la buona impressione che mi hanno fatto tutte queste tizie messe assieme, con quella cert’aria di piacevolezza che ti si trasmette così, chissà come, forse per via dell’espressione interessata e partecipe che tutte quante avevano dipinta in faccia. Tanto interessate che invitano a dire due parole a chi non ha mai partecipato e la presidente di assemblea si rivolge anche a me. Interviene una responsabile della Fondazione Lombroso, così per un momento penso – oddio, tutte menti brillanti, che posso mai dire io?- ma poi, penso tra me e me, cosa importa? A che pro sentirmi intimidita? e felicissima arrivo li davanti a tutte, che immenso piacere dire qualcosa, sia pur qualunque cosa, a queste signore che mi sono andate così tanto a genio! Ma quindi cosa dire? Racconto esattamente questa mia impressione
Ed eccole lì di nuovo che mi sorridono e anzi mi spiegano gentilmente che loro sono le – Donne per la Difesa della Società’ Civile – un gruppo nato nel cuore di San Salvario come collettivo politico poi ampliatosi ad altre prospettive, non solo quelle riguardanti le donne, specificano, e comunque ancora in via di definizione ma al quale tutti sono liberi di partecipare
Al momento in cui sono entrata si parlava della Siria, qualcuna ha parlato di un periodo passato laggiù, in anni più felici per quel paese. Si è parlato poi dei rifugiati e qualcun’altra, intelligentemente, ha accennato ai nostri timori che, seppur contestabili, esistono. C’è chi tra loro ha aderito alla marcia degli scalzi e sta organizzando una nuova manifestazione, ma i programmi sono tanti e diversi e io non ne sono abbastanza a conoscenza per dilungarmici.
Voglio piuttosto scoprirli partecipando ancora alle riunioni del mercoledì dell’assemblea delle “Donne per la Società Civile”, scoperte per caso andando in giro per il quartiere in un pomeriggio di fine estate…
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Foto di Vincent Teriaca