Avviso prima: questa volta la prendo da lontano. Chi avrà la pazienza di leggere fino in fondo capirà perché. Cominciamo dalla parola sereno. Nella nostra lingua, sereno può voler dire più cose. Riferito al tempo meteorologico: cielo limpido, senza nuvole; tanto auspicato da farne uno scioglilingua: “se oggi seren non è, doman seren sarà, se non sarà seren si rasserenerà”. Un inno all’ottimismo.
Nel lessico quotidiano, svariati sono i modi di dire: “a ciel sereno” (all’aperto), che non suggerisce implicazioni negative. Salvo quando si tratti di un evento spiacevole, inatteso, il classico “fulmine a ciel sereno”. O si presenti come un tweet tipo “#enrico stai sereno” (chiedere a Letta, per capirci). Sereno si riferisce anche al carattere delle persone: un uomo tranquillo, calmo, quieto; allo stato d’animo; al giudizio (imparziale). In geologia, serena è il nome di una pietra arenaria, usata nelle costruzioni.
In Spagna, sereno ha circa gli stessi significati che in italiano, ma con uno in più: guardiano notturno. Spiego meglio. In Spagna la figura del guardiano (il sereno) assunse a partire dal 1715 una configurazione specifica legata all’istituzione del portierato, ancora oggi diffusissimo. Ogni isolato aveva un suo sereno armato che faceva la ronda, e che oltre a scoraggiare potenziali ladri e malfattori sovrintendeva ai portieri di tutti gli stabili dell’isolato. Il mio professore di spagnolo, l’ottimo Gino Lupi, frequentatore assiduo della Spagna, in seconda media ci raccontava che, di notte, per le strade e i vicoli delle città spagnole si udiva il battere cadenzato sul selciato del bastone annunciante la presenza del sereno; bastava un frettoloso batter di mani e questi accorreva al richiamo, pronto ad aprire gli ingressi di tutte le vie, di cui deteneva le chiavi.
Il “serenato” sparì quasi completamente alla fine del XX secolo. A Madrid la professione finì ufficialmente nel 1986, ci informa El País del 5 gennaio 2014, quando i serenos si trasformarono in dipendenti comunali. Salvo uno, l’ottantacinquenne Manuel Amago, l’ultimo sereno di Madrid che preferì continuare la “libera” professione.
Oggi, la figura del sereno si è aggiornata. Un progetto lanciato da Charles-Eduard Vincent, un esperto di economia sociale che ha trasformato un chiosco di place des Vosges (siamo a Parigi) in Lulu dans ma rue, in un vero e proprio servizio di portineria che a bassissimo costo effettua quei lavoretti domestici (riparazioni, consegne…) per i quali un tempo ricorrevamo al portinaio di casa, il classico ”omino” tuttofare. Naturalmente, nel mercato globalizzato l’idea ha varcato i confini ed è giunta anche da noi: a Genova Maniman (progetto comunale) è un vecchia edicola per l’assistenza diretta ai cittadini. A Milano la ‘portineria’ si è trasferita direttamente in un bar in zona Ticinese: «Da queste parti i portinai sono scomparsi; così siamo diventati un punto di riferimento», spiega la titolare del punto di incontro domanda/offerta di servizi come riparazioni, dog sitting, bollette…
Anche altre città – Bologna e Perugia per la precisione – hanno imboccato la strada della creazione di ‘portinerie’ disponibili a piccoli interventi personali o domestici. Gli esordi non sono facili, ammettono i responsabili. Che però non si perdono d’animo. Anzi, ci invitano ad affidarci alla loro disponibilità. E a stare sereni.