Per i Greci i miti sono in primo luogo racconti: narrazioni meravigliose, che mescolano il divino e l’umano, il quotidiano e lo straordinario, suscitando davanti ai nostri occhi immagini di eroi, dèi, fanciulle, mostri e personaggi fiabeschi.
Una schiera interminabile, perché più ci si addentra in questo fantastico mondo – attraverso l’ausilio della voce, della scrittura o delle immagini – più ci si accorge che ciascuno di questi racconti non è mai concluso in sé, ma rinvia sempre ad altri eventi, altri personaggi, altri luoghi, in un raccontare infinito che chiede solo di diventare a sua volta immagine o scrittura.
La mitologia ha infatti la forma di una rete, in cui si intrecciano mille nodi. A dipanarla per noi si è impegnato però Maurizio Bettini, ordinario di Filologia classica all’Università di Siena, con il suo libro “Il grande racconto dei miti classici” (Il Mulino, 2015).
Bettini spiega come nel corso del tempo, questa rete con i suoi molteplici richiami narrativi è stata calata infinite volte nel mare della cultura e, trascinata sul fondo, ha raccolto nomi, fatti, rituali, usi, costumi, regole, atteggiamenti, visioni del mondo. Per questo raccontare o ri-raccontare oggi i miti degli antichi significa entrare dalla porta principale nella memoria della loro e della nostra cultura.