L’estate ha fatto la sua entrée senza mezzi termini. Calda, a tratti torrida. Dunque sembra una follia in questa stagione parlare di avventurarsi in Oman. Effettivamente l’idea pare temeraria: al nord del sultanato – come del resto nella maggioranza dei Paesi della Penisola Arabica – le temperature in questi mesi sfiorano i 45°C. In realtà, il clima si fa un po’ più mite lungo la costa sud-est e nell’entroterra, ma non basta. Per trovare il clima fresco si può puntare alle zone montane, che tra l’altro rappresentano una parte importante del paesaggio omanita.
Dunque riprendiamoci dallo shock e immaginiamo di raggiungere queste oasi di frescura.
Il picco più conosciuto è senza dubbio Jebel Akhdar (2980m), noto anche come “montagna verde”. Il nome deriva dal fatto che la gran parte della sua superficie è ricoperta da una vegetazione lussureggiante, che comprende alberi da frutta e magnifici roseti. Terrazzamenti di meli, fichi, melograni e mandorli, accompagnano il visitatore lungo un itinerario impegnativo da percorrere su un 4×4.
La “sorella” di Jabel Akhdar è Jabel Shams, che con i suoi oltre 3 mila metri di altezza si aggiudica il primato di vetta più elevata della Penisola Arabica. Affascina il significato del suo nome: “montagna del sole”, non solo perché è il primo punto del Paese da cui ammirare l’alba, ma anche perché offre tramonti senza pari. E’ possibile scorgere il profilo di Jabal Akhdar da un meraviglioso punto panoramico, raggiungibile dopo aver percorso un sentiero a gradini che parte da Wakan Village, situato nel cuore della catena montuosa dell’Hajar che corre parallela alla costa del Golfo di Oman.
Nonostante Wakan si trovi arroccata a 2 mila metri di altitudine, la vegetazione cresce rigogliosa. Ciò grazie al sistema di irrigazione Falaj, una realtà che merita la curiosità di chi si reca in Oman.
Innanzitutto questi antichi sistemi di irrigazione godono dal 2006 del riconoscimento UNESCO, di cui ne sono divenuti Patrimonio. Stiamo parlando di impianti che risalgono probabilmente al VI secolo, anche se recenti testimonianze archeologiche hanno suggerito che probabilmente erano già utilizzati nel 2500 a.C. per contrastare la particolare aridità di tutto il territorio. Si tratta di una rete di condutture che, usando la forza di gravità, canalizzano l’acqua dalle sorgenti e assicurano la equa ripartizione delle risorse idriche tra i villaggi e alle realtà agricole.
Essendo l’acqua un bene estremamente prezioso in queste aree desertiche, il fatto che il sistema ne garantisca l’equa suddivisione fra gli abitanti rende gli Aflaj (forma plurale di falaj) parti integranti di questi territori. Per questo, lungo il percorso degli Aflaj sono visibili molte torri di osservazione, di controllo e di protezione del sistema.
Informazioni: http://www.oman-turismo.it/