BARRIERE

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Una mostra e un libro. Due modi diversi di “narrare” come vivevamo. Di spiegare chi eravamo. Per non dimenticare. Fra Otto e Novecento le città di Milano e di Torino hanno conosciuto un cambiamento epocale, ciascuna con caratteristiche proprie. L’avvento e la proliferazione delle fabbriche: il “progresso” industriale, fu il motore del cambiamento urbanistico che rifletteva quello sociale ed economico. Oggi di queste storie di entrambe le città resta l’impronta lasciata sul territorio.

Milano. Tra Otto e Novecento la città si modernizzò in fretta: alloggi popolari, acquedotto, fognature, centrali elettriche. Trasporti su rotaia. Che significa scali ferroviari. Quelli di Milano erano ben sette, dislocati concentricamente in diverse aree cittadine. Servivano a trasportare materie prime, prodotti finiti, generi di prima necessità. Oggi quegli scali sono “spazi” deserti in attesa di essere restituiti alla città,una “barriera” urbanistica e sociale pesante per la metropoli –.Una mostra fotografica: “Gli scali ferroviari di Milano. Oggi, prima di domani” Ideata e organizzata da Fondazione AEM – Gruppo A2A (le foto in b/n e colore sono di Marco Introini e Francesco Radino) testimonia il presente e si fa memoria per il futuro illustrando in formato gigante le immagini degli ex scali ferroviari milanesi. Attualmente dismessi, questo milione e duecentomila metri quadrati di aree in trasformazione illustrati dalle gigantografie della mostra sono la memoria visiva di una parte significativa della città che fu un secolo fa.

Ospitata dalla Casa dell’Energia e dell’Ambiente, Piazza Po 3 (fondazioneAem@a2a.euwww.fondazioneAem.it) dal 14 giugno al 28 dicembre, è visitabile dal lunedì al giovedì dalle 9,00 alle 17,30, il venerdì sino alle 14,00.

Storica è pure la Barriera Milano di Torino. Anche in questo caso, il passaggio da realtà contadina, commerciale, artigiana allo sviluppo dell’industria metalmeccanica e tessile della capitale sabauda portò nel tessuto urbano, economico, sociale dei (pochi) torinesi e molti operai immigrati delle numerose fabbriche che lì nascevano un’influenza profonda sui comportamenti e sugli stili di vita degli abitanti. Il trasporto di massa ha avuto incubazione qui, ma ricondurre Barriera di Milano al solo marchio Fiat sarebbe limitato (la Fiat nacque lì l’11 luglio 1899). Barriera di Milano fu un esperimento sociale, se così si può dire, che generò un nuovo tipo di popolazione autoctona, gli abitanti della Barriera appunto.

Un libro interessante e molto documentato di Angelo Castrovillari e Carmelo Seminara: Storia della Barriera di Milano: 1852-1945, ripercorre accuratamente – anche qui il contributo fotografico è illuminante – la storia del ceto proletario di una zona di Torino, vera e propria porta all’ingresso di genti e merci in città. Questa barriera daziaria guardava a est, verso Vercelli e poi Milano – da qui il nome. Originariamente borgo di negozianti, artigiani e contadini, Barriera di Milano era destinata a crescere in breve tempo e diventare operaia, le “tute blu”. Il libro sviluppa un percorso storico ricco di fatti, informazioni, statistiche, note. Affascina anche i non torinesi. Immancabile per chi voglia documentarsi sulla genesi della città che per molti decenni è stata solo “la città dell’auto”.

L’editore: Associazione Culturale “Officina della Memoria” www.arpnet.it/offmem/

Via Porri 5 – 10100 Torino – tel. 349-3949191 – 349-3945308 – e-mail: offmem@arpnet.it

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