FEBBRAIO NELL’ARCIPELAGO MALTESE

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Il 10 febbraio Malta ha rivolto il primo invito dell’anno a visitare l’arcipelago, in occasione dei tradizionali festeggiamenti dedicati a San Paolo, patrono delle isole. San Paolo vi naufragò nel 60 a.C. durante il suo rientro in Italia dalla Terra Santa e durante la sua breve permanenza cambiò per sempre la storia maltese, diventandone il santo protettore. Questa, in sintesi, è la storia: Paolo stava per essere portato a Roma per subire un processo come ribelle politico, quando la nave -che trasportava lui e altri 264 passeggeri- naufragò durante una terribile tempesta. Tutte le persone a bordo raggiunsero a nuoto la costa maltese. (Apriamo una breve parentesi e notiamo l’attualità del racconto, sottolineando quale fu l’accoglienza dei locali, come venne descritta da San Luca negli Atti degli Apostoli (XXVIII): “E quando arrivarono scoprirono che l’isola era chiamata Melita. Ed i barbari mostrarono una gentilezza estrema accendendo un fuoco e accogliendoli tutti”. Il riferimento ai “barbari” indica che i locali non parlavano né il latino né il greco. Infatti, il maltese antico deriva dal fenicio). Fu allora che Paolo venne morso da un serpente velenoso senza portarne conseguenze, cosa che venne osannata dalla popolazione (scena rappresentata in molte raffigurazioni artistiche nei luoghi di culto maltesi). Sempre secondo la leggenda, Paolo si rifugiò in una grotta, oggi conosciuta come le Catacombe di San Paolo, nella cittadina di  Rabat e qui trascorse una breve permanenza. Fu però il suo atto miracoloso nella guarigione del padre di Publio, il governatore romano sulle isole, che cambiò la storia dell’arcipelago: il governatore si convertì al cristianesimo divenendo il primo vescovo cristiano a Malta. Ecco perché l’arcipelago fu una delle prime colonie romane ad avere seguaci del Cristianesimo.

Ma torniamo alla festa religiosa che rievoca questi fatti antichi. Quel giorno migliaia di persone si riuniscono attorno alla chiesa parrocchiale di St. Paul’s Shipwreck (il naufragio di San Paolo), una delle più antiche di Valletta (1570). Il giorno dell’evento la statua viene portata sulle spalle dei fedeli in processione attraverso la città, accompagnata da fuochi d’artificio e festose bande musicali. Il rito religioso si interseca con la tradizione folkloristica, rappresentando una delle manifestazioni culturali più autentiche del popolo maltese.

Un altro appuntamento che anima Malta nel mese di febbraio è il Carnevale. Anche questo è un evento a cui i Maltesi sono fortemente legati. I festeggiamenti si concentrano nei giorni che vanno al 28 febbraio al 5 marzo. Sono due i momenti di maggior richiamo internazionale: la grande sfilata di carri allegorici che si snoda tra Valletta e Floriana a Malta e il carnevale di Nadur, sull’isola di Gozo.

Il primo è un coloratissimo ed affollatissimo appuntamento di stampo tradizionale, con musica e sfilate in maschera. Mentre il carnevale di Nadur a Gozo ha un’ambientazione di tutt’altro genere e consiste in una serie di manifestazioni spontanee, come scherzi ed incursioniad opera di chi vi prende parte, la cui identità è solitamente celata dietro maschere grottesche e paurose. Il Carnevale di Nadur è profondamente tradizionalista ed essenzialmente spontaneo. Non vi è alcun comitato organizzatore e non ci sono regole. A Nadur il travestimento serve a non essere riconosciuti. Il tramonto rivela una moltitudine di creature mascherate e incappucciate che affollano le strade, le persone indossano costumi divertenti e grotteschi e la maggior parte rimane in silenzio per “rafforzare” il proprio travestimento: da ciò deriva il soprannome di Carnevale Silenzioso. I festeggiamenti rappresentano una forma di liberazione per le persone del posto che sopportano i disagi di una vita rurale su una piccola isola bruciata dal sole. Ed è proprio questo nesso che spiega la parte bizzarra e spesso incompresa di questa manifestazione, il cui scopo sembra più che altro quello di scioccare gli spettatori.

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