I VIAGGI DI IBN BATTUTA

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Si intitola “I Viaggi di Ibn Baṭṭūṭa” ed è uno dei libri più famosi della letteratura araba nonché uno dei più celebri al mondo nell’ambito della letteratura di viaggio.

Il 14 giugno del 1325, infatti, un ragazzo di appena ventun’anni anni sale a cavallo e parte da Tangeri, diretto verso i luoghi santi dell’Islam – La Mecca e Medina – per compiere un pellegrinaggio. Il suo nome per esteso è Abū ‘Abd Allāh Muḥammad ibn Baṭṭūṭa, è di origine berbera e appartiene a una famiglia di giuristi. Parte solo, con pochi soldi in tasca, confidando nella rete di istituzioni che l’Islam prevede a favore dei pellegrini.

Così scrive, infatti, “Partii solo, senza un amico che mi allietasse con la sua compagnia e senza far parte di una carovana, ma ero spinto da uno spirito risoluto e sottacevo in cuore lo struggente desiderio di visitare quei Nobili Santuari. Così mi decisi ad abbandonare coloro che – donne e uomini – amavo e lasciai il mio paese siccome un uccello s’invola dal nido. I miei genitori erano ancora in vita e soffrii molto a separarmene: sia io che loro ne provammo una gran pena”

Come molti altri, ai suoi tempi, va in cerca di maestri e di uomini devoti che gli insegnino i molteplici significati della pietà religiosa. Di lì a poco, però, la passione per il viaggio e la curiosità di vedere nuovi luoghi e nuove persone, lo avvinceranno a tal punto da indurlo a proseguire ben oltre la penisola arabica, spingendosi sempre più lontano. Così lontano da riuscire a fare ritorno solo nel 1353, dopo ventotto anni di spostamenti e centoventimila chilometri percorsi con tutti i mezzi di trasporto allora conosciuti: tre anni più tardi, su ordine del sultano, detterà allo scrivano di corte Ibn Juzayy le sue memorie di viaggio, che rappresentano appunto una delle più importanti testimonianze della letteratura di viaggio.

In Italia, per chi volesse leggerlo è stato pubblicato nel 2006 per le edizioni Einaudi, con la traduzione di Claudia Maria Tresso, docente associata di Lingua e Letteratura araba e coordinatrice della Sezione di Studi asiatici e mediterranei all’Università di Torino, nonché autrice di molte opere fra cui anche un “Dizionario italiano-arabo” (Hoepli 2014), e un manuale di “Lingua araba contemporanea” (Hoepli 2019). La sua prima versione integrale in italiano de “I viaggi di Ibn Baṭṭūṭa” ha vinto il prestigioso premio internazionale per la traduzione, “Abdullah bin Abdulaziz” (Riyad, 2007).

Il memoriale di Ibn Baṭṭūṭa costituisce una fonte inesauribile di informazioni in molti e svariati ambiti, soprattutto sulle abitudini di vita di molti diversi paesi. Secondo un odierno atlante geografico, avrebbe attraversato infatti, l’equivalente di 44 stati moderni, dall’Africa a tutto il Medio Oriente, dalla pianura del Volga alle Maldive, dall’India alla Cina, incontrando migliaia di persone e prendendo nota dei loro usi e costumi.

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