In attesa dell’imminente uscita del tanto pubblicizzato e già assai discusso “Hammamet” di Gianni Amelio – che, per chi non lo sapesse, tratta dell’“esilio” di Bettino Craxi nella nota località tunisina dopo l’inchiesta di Mani Pulite – vediamo cosa offre al momento il panorama cinematografico nelle nostre sale.
Per il momento direi che gli amanti dei thriller, dei gialli o comunque del mistero non abbiano che l’imbarazzo della scelta. Oltre ad un classico come “Cena con delitto” di Rian Jhonson che vanta un cast stellare (ma che bisognerà affrettarsi a vedere poiché da molte settimane in programmazione), consiglio vivamente il “Mistero Henri Pick” un thriller letterario del regista francese Rémi Bezancon, con un sempre più talentuoso Fabrice Luchini, nei panni di un critico letterario che si improvvisa detective per far luce sulla falsa attribuzione di un romanzo divenuto improvvisamente il caso editoriale del momento.
Il film si incentra su un’idea ingegnosa: l’esistenza di una biblioteca dei libri respinti e quindi mai pubblicati. Una giovane editor scopre l’esistenza di tale curiosa istituzione e, visitandola, scova un romanzo mai pubblicato e pur tuttavia, un capolavoro, che si intitola “la fine di una storia d’amore”. L’autore di tale meraviglia, ispirata alla letteratura russa, sarebbe un pizzaiolo bretone defunto, il cui nome sarebbe appunto Henri Pick. Dato che nessuno (neanche la moglie e la figlia) era al corrente del fatto che il signor Pick fosse un lettore né tanto meno uno scrittore, al noto critico letterario sorge il dubbio che dietro a questa attribuzione, si celi in realtà un altro autore. Non vi svelerò di più se non il fatto che ovviamente il protagonista/detective è, inizialmente osteggiato da tutti: i parenti del defunto Pick, l’editore che lo ha pubblicato e buona parte dell’opinione pubblica.
Un altro interessante thriller è “L’inganno perfetto”. E direi che già il titolo dice tutto, lasciandoci pregustare un colpo di scena finale che, in effetti non delude e che, ovviamente, ribalterà le aspettative e le premesse dell’intreccio. La trama è costruita molto abilmente e, per quante ipotesi si possano fare, il finale sarà davvero una sorpresa.
A condurre magistralmente l’inganno è il grande attore inglese Ian McKellen (noto ai più per il ruolo di Gandalf ne “Il Signore degli anelli”) che interpreta il ruolo di Roy Courtnay, un vero e proprio truffatore di mestiere. Oltre a fingersi un consulente finanziario che froda ingenui investitori, allettati da profitti tanto esorbitanti quanto inesistenti, Roy si diletta anche nel raggirare vedove benestanti e senza eredi.
La malcapitata di turno in questo caso è la straordinaria attrice inglese Helen Mirren, già interprete di personaggi storici quali l’imperatrice Caterina di Russia. Qui la grande attrice inglese veste i panni di Betty McLeish, ex-insegnante di Oxford da poco rimasta vedova. La donna ha risparmiato diversi milioni di sterline e diventa dunque il bersaglio perfetto di Roy, il quale riesce a farsi ospitare a casa sua con la scusa di un problema deambulatorio nonché a carpire la sua fiducia. O almeno così sembra ma, anche in questo caso non svelerò nulla di più.
Un discorso a parte merita la commedia satirica “Il paradiso probabilmente” di e con Elia Suleiman. Il regista (nato in Israele da famiglia araba) è, infatti, anche protagonista del film. La trama è molto semplice: Elia parte dalla Palestina, dove vive, per intraprendere un viaggio che lo porterà prima a Parigi e poi a New York.
Si tratta di un film surreale con pochissimi dialoghi e bellissime riprese, talvolta evocative, talvolta quasi oniriche e spesso incentrate su eventi della quotidianità che sottolineano l’assurdità del vivere odierno, in qualsiasi parte del mondo ci si trovi. Suleiman, che si rifà al grande Buster Keaton, si limita ad osservare, (con un suo particolarissimo senso dello humor molto incentrato sulle sue espressioni facciali), i bizzarri comportamenti delle persone comuni che incontra per strada o che osserva dal balcone di casa o dell’hotel in cui alberga. Il film ha per altro ottenuto la Menzione Speciale della Giuria al Festival di Cannes nonché il Premio della Critica Fipresci. Il film è stato inoltre scelto per rappresentare la Palestina nella categoria International Feature Film agli Oscar 2020.
Tra i film d’autore, che però non ho ancora visto, segnalo “Pinocchio” di Matteo Garrone, “La Dea fortuna” di Ferzan Özpetek e “Un giorno di pioggia a New York” di Woody Allen.
Il primo direi che non ha bisogno di presentazioni. Tutti sanno che Pinocchio è il capolavoro di Collodi e, indipendentemente dai gusti personali, Garrone è uno dei migliori registi dell’attuale panorama cinematografico italiano. Anche gli attori non hanno bisogno di presentazione, tanto meno Roberto Benigni che sembra essersi calato più che egregiamente nel ruolo di Geppetto.
Anche sul secondo non mi sbilancio. Di solito tendo a fidarmi dell’umorismo di Woody Allen che comunque o piace o lascia indifferenti, a seconda dei gusti. Sull’ultima fatica di Özpetek, invece non azzardo alcun commento poiché ci sono film di questo autore che mi sono piaciuti assai e altri decisamente meno.
Chiuderei con un film italiano, anche se, ad esclusione di alcuni registi, lo seguo meno. Mi riferisco a “Tolo Tolo” di Checco Zalone. Questo genere di commedie aspetto tendenzialmente di vedermele con comodo sulla pay tv, nonché spaparanzata sul divano di casa, ma probabilmente per questo farò un’eccezione, visto che a scrivere la sceneggiatura ci si è messo anche Paolo Virzì che, a mio avviso, è una garanzia. La trama poi è davvero interessante. Come al solito Zalone si cala nei panni dell’italiano medio alle prese con fatti o storie inusuali. In questo caso veste i panni di Luca Medici che, stufo dell’Italia, si trasferisce in Africa dove conosce Oumar. Quest’ultimo invece sogna l’Italia che, però, conosce solo attraverso il cinema di Pasolini. Improvvisamente in Africa, scoppia una guerra e loro due sono costretti a fuggire e a provare a rientrare in Europa da clandestini … ovviamente dovranno superare non poche peripezie.