Il capitalismo, a dispetto delle apparenze, non ha eliminato il sacro nel mondo secolarizzato. È, anzi diventato esso stesso una religione, non solo in Occidente, ma ormai su scala globale.
Ad analizzare questo fenomeno è l’economista e docente Luigino Bruni nel suo ultimo saggio che si intitola appunto “Il capitalismo e il sacro” pubblicato da “Vita e pensiero”, la casa editrice dell’Università Cattolica.
Luigino Bruni esplora i profondi intrecci tra economia e religione, mercato e spirito, mostrandone le radici arcaiche, le contaminazioni storico-teologiche fino agli esiti sofisticati della società postmoderna.
Al capitalismo, nella sua forma neo-liberista, oggi viene reso un culto indiscusso nella prassi quotidiana di miliardi di persone, i suoi dogmi (consumismo, crescita illimitata, incentivi, meritocrazia, profitto) vengono pacificamente condivisi, i suoi sacerdoti (i manager) ossequiati, le sue pratiche sacrificali accettate come ineluttabili, le sue comunità chiesastiche (le imprese) desiderate.
La forza culturale del capitalismo odierno si insedia nelle coscienze fino a configurarsi come un’esperienza assoluta e onnipervasiva.
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