C’è chi il Natale non lo ha mai sopportato più di tanto, per via della corsa ai regali dell’ultimo momento o per l’obbligo di passare troppo tempo con i famigliari, ma in ogni caso, le festività di dicembre sono sempre state quelle più attese dell’anno: per Le vacanze in primis, ma anche per gli addobbi che fanno allegria, e poi per le trasgressioni mangerecce che tutti ci concediamo sospendendo per qualche giorno l’odiata dieta o lo stile di vita salutare. Tutto ciò ci metteva per lo più di buon umore. Ora invece le feste sono diventate sinonimo di nuove varianti in arrivo e dell’immancabile Dpcm da decifrare per riuscire a capire (impresa sempre ardua!) cosa sia consentito fare e cosa no.
L’anno scorso tutti gli italiani, indistintamente, hanno ricevuto in dono un paio di regali non esattamente tra i più entusiasmanti, ovvero un bel Lockdown ad intermittenza, seppur con vivaci colori anche molto natalizi (in particolare ovviamente in zona rossa) e soprattutto il coprifuoco alle 18, che ha fatto sospirare a tutti l’agognato aperitivo, rito sacro e irrinunciabile nel mondo occidentale per allentare la giornata lavorativa e conciliare il rientro a casa.
Più che prevenire il virus probabilmente, con il coprifuoco, ci hanno protetto dal colesterolo e forse anche dalla cirrosi epatica, aumentando però, in compenso: depressioni, isteria collettiva e soprattutto istinto omicida nei confronti del coniuge e dei figli costantemente a portata di mano… Ricorderete, immagino, i boom di separazioni e divorzi causati dai vari lockdown ….
Quest’anno, per scongiurare eventuali drammi familiari – soprattutto per chi abbia molti pargoli e sia costretto a vivere in appartamenti di metratura contenuta – hanno pensato bene invece, di regalarci il super green pass, che consente ai genitori di riprendersi dagli esaurimenti nervosi dell’anno precedente. Poi magari se ci prenderanno gusto, come dice Maurizio Crozza, per le prossime festività, “ne seguiranno altri: il green pass extra large per chi ha gli anticorpi con taglie forti… e il green pass ultra con le ali da usare in quei giorni…”.
I destinatari del dono natalizio in questione, sarebbero però solo i vaccinati. Per gli altri niente. Neanche un po’ di carbone o un paio di tamponi gratuiti, come concedono di norma in quasi tutti gli altri paesi europei, persino nella rigorosissima Austria che avremmo dovuto, in teoria, prendere a modello.
Nonostante il super green pass garantisca la ripresa delle attività ludico/distensive (come appunto l’aperitivo, la partita di calcio o il cinemino con pizza), sembra che per gli italiani non ci sia comunque mai una gioia. Almeno non di quelle durature. Non è che i vaccinati, infatti, possano esultare più di tanto o dormire sonni tranquilli perché, visto l’arrivo della nuova variante sudafricana, si sta spargendo già la notizia della possibilità (per ora ancora remota ma non poi così tanto) di un nuovo lockdown per tutti. Così tanto per farci vivere nell’incertezza perenne che almeno, se non altro, evitiamo di annoiarci.
D’altronde la nuova variante (sbarcata da noi con un passeggero aereo munito solo delle due prime dosi) sembra possa bucare anche l’attuale terza e quindi per coloro che l’hanno già ricevuta, potrebbe esserci in serbo a breve, una nuova inoculazione di richiamo o di aggiornamento, come succede per i computer o i cellulari che abbisognano di rinnovare l’antivirus. Come regalo natalizio se non altro, è originale anche se difficile da impacchettare e mettere sotto l’albero.
Sebbene dal Sudafrica sembra arrivino notizie tutto sommato non poi così apocalittiche, a noi i media (esclusi alcuni opinionisti e un paio di virologi) prospettano già tempi bui. In più mai che ci sia qualcuno che pensi a dare qualche incentivo … Anche se in quasi tutti gli altri paesi del mondo, per convincere la popolazione a vaccinarsi, si sono inventati escamotage assai divertenti o allettanti.
Negli Stati Uniti, ad esempio, fin dall’anno scorso, alcuni datori di lavoro riuscivano a convincere i propri dipendenti con un piccolo incremento di reddito una tantum in busta paga o con giorni di riposo retribuiti. Adesso, per rilanciare la campagna vaccinale, sembra addirittura che vogliano proporre niente meno che uno spinello gratis … Ma fino all’altro ieri (o giù di lì), ai ragazzi non si insegnava che lo spinello è l’anticamera dell’eroina?
Da noi in ogni caso, neanche quello, al massimo una birretta per i giovani o, in alternativa la comodità per tutti di farsi inoculare in spiaggia, ovviamente però solo in estate, tra una nuotatina rinfrescante e una spalmata di crema solare. Ma poi questi vaccini non dovevano essere conservati a meno 80 gradi? E se così non fosse siamo sicuri che un trattamento medico somministrato sotto il solleone di ferragosto tra una fetta di cocomero e un’aranciata del bibitaro all’angolo, sia proprio l’ideale? Perché infondo anche tutelare l’immagine e la dignità che un atto medico dovrebbe avere, invece di farlo sembrare quasi alla stregua di una merce in saldo da rifilare a tutti i costi, magari potrebbe avere un suo perché … nel senso che forse sarebbe più convincente per coloro che sono indecisi. Poi non è che queste pratiche si fossero mai viste fare prima, ad esempio con l’antitetanica o con qualsiasi altro vaccino …
Vabbè ma perché porsi queste domande o badare a queste sottigliezze (che poi uno passa subito per complottista), in fondo dopo due anni in cui ci hanno detto tutto e poi il contrario di tutto, direi che ormai, alla confusione, ci abbiamo fatto il callo. Anzi direi che abbiamo imparato a conviverci proprio come in Svezia e in alcuni altri paesi, soprattutto del nord Europa, hanno imparato a coesistere con il virus, senza chiusure, senza green pass e senza mascherine, riuscendo così a passare dalla Pandemia all’Endemia e mettendo in conto i decessi annuali da Covid, così come si fa per il cancro e per l’influenza. Poi, per carità non voglio dire che il loro sistema sia necessariamente migliore del nostro (anche se forse potremmo vagliarne gli effetti), ma non sarà perché loro sono nordici e pratici e noi invece, latini e caciaroni?
La caciara confusionaria dell’anno scorso, volendo guardarla da un punto di vista ironico, poteva anche avere un lato, per certi aspetti divertente, del tipo: almeno evitiamo di annoiarci. Prima di andare a dormire, infatti, “giocavamo” al toto/color, messaggiandoci tra amici per aiutarci a ricordare in quale delle zone colorate ci saremmo svegliati l’indomani. Giallo, arancione o rosso? Le vignette sui vari Dpcm poi non si contavano (ne ricordo una in cui a dichiarare di non capirci più niente era il virus stesso) e anche tra amici e familiari si discuteva, anche un po’ scherzando, sulle varie interpretazioni: ma la nuora della defunta zia Pina – che quando andiamo a trovarla ci fa i manicaretti – si può considerare congiunta, anche se abita su per i “bricchi”?
Ora invece, nonostante la ripresa della vita sociale, lo humor sui social latita. Tutti sembrano essere un po’ più tristi o forse più provati. Le vignette hanno lasciato il posto alle preoccupazioni di chi fatica a venirne a capo. Anche e soprattutto economicamente, ma non solo. C’è ancora chi non ha capito se ci vorrà la mascherina obbligatoria anche all’aperto per tutti o se per essere considerati veramente super, occorra necessariamente la terza dose o meno.
Ma poi ci sono una miriade di altri problemi. Oltre al caro bollette che farà abbassare di molto i regali e i festeggiamenti natalizi, con sommo gaudio di negozianti, ristoratori etc, sono quasi infinite le lamentele che sento o che leggo in giro, di questo tenore: 1) mio figlio è stato rispedito a casa da scuola perché un compagno aveva la febbre, dovrà stare in quarantena, ma io come mi organizzo ora, senza alcun preavviso, per poter continuare a lavorare? 2) andiamo a teatro, tutti belli greenpassati, ma prima di entrare ci dicono che lo spettacolo è annullato xchè c’è un contagiato tra gli attori della compagnia, non si sa quando potranno riprendere. Forse sarà a rischio buona parte della stagione. 3) avevo prenotato una crociera ma ho deciso di disdire perché ho letto di quella nave dove nonostante fossero tutti vaccinati, molti si sono comunque contagiati e hanno dovuto interrompere il viaggio. In effetti le disdette piovono a catinelle su albergatori e agenzie di viaggio ma a quanto pare, viste le lamentele, anche sui ristoratori, già messi a dura prova durante tutto l’anno passato.
Mi sorge poi spontanea un’altra domanda. Siamo sicuri che obbligare al tampone per salire sui mezzi pubblici sia davvero un incentivo a farsi vaccinare e non piuttosto a riprendere a circolare in auto? Essendo l’italiano medio piuttosto propenso a diventare un tutt’uno col sedile dell’auto, potrebbe metterci un amen a decidere di chiudere con bus e metrò per tornare a viaggiare assiduamente in macchina. E in tal caso, di quanto potrebbe aumentare lo smog cittadino visto che, come ha fatto notare Marco Travaglio, si è anche deciso di mollare quasi del tutto lo smart working per rientrare a lavorare nei rispettivi uffici, capannoni, fabbriche etc?
Ha senso disincentivare l’uso dei mezzi in un paese come il nostro che si è detto così pronto e attento alla transizione ecologica? Non sarebbe stato meglio se avessimo mantenuto ancora un po’ la modalità “professional/impigiamata” al computer di casa, riducendo così al contempo sia il rischio di contagio, sia di inquinamento?
Se penso all’aria che respiriamo e che respireremo, forse forse avrei preferito tornare al lockdown a intermittenza per tutti, come l’anno scorso. Avremmo dovuto limitare le uscite, questo si, ma avremmo ridotto anche il traffico cittadino. Devo dire che tante persone inaspettatamente, mi hanno confidato che riuscire finalmente a riposarsi e dedicare tempo a cucinare, fare yoga e leggere un sacco di libri (da tempo in attesa d’essere aperti), non era stato poi così tremendo. Anzi.
Per tornare agli incentivi comunque, bisogna dire che il nostro è tra i pochi paesi al mondo a non averne previsti. Da noi, per convincere gli indecisi a fare la prima dose, l’hanno girata sulla questione del lasciapassare con il quale avremmo potuto evitare la punizione di essere esclusi da tutte le attività sociali. Praticamente come se avessero detto a un bambino: se fai i compiti, non avrai in premio la cioccolata, ma potrai evitare di essere rinchiuso nello sgabuzzino al buio senza cena o senza tv per una settimana.
Per carità, un metodo come un altro ma a mio avviso, non poi così vincente o convincente. Lo sanno anche gli studenti al primo anno della facoltà di psicologia, che si ottiene molto di più concedendo un premio piuttosto che punendo. Secondo me (un po’ di psicologia l’ho anche studiata) avrebbe fatto più presa, per convincere gli indecisi, se li si fosse omaggiati ad esempio, con un panettone e una bottiglia di spumante, piuttosto che con l’obbligo di tampone per girare sui mezzi pubblici. Così forse almeno una fetta di golosi (non del tutto a dieta) si sarebbero lasciati persuadere. Al contempo si sarebbero potute convincere anche quelle persone finora titubanti, che fossero però in grado di apprezzare la buona grazia di un governo disposto a fare un gesto conciliatorio piuttosto che un’altra forzatura. In fondo non dovrebbe essere questo, almeno cristianamente parlando, lo spirito natalizio?
Probabilmente si, ma che importanza può avere, dal momento che l’Unione Europea (la notizia è di questi giorni) ci chiede di non chiamare più questa ricorrenza usando l’espressione “Natale”? Ci suggerisce piuttosto, in rispetto alle altre tradizioni religiose, di definirlo come periodo delle vacanze piuttosto che come periodo natalizio.
In ogni caso, per quanto ce lo chieda l’Europa” o l’esigenza di essere politically correct, spazzare via le tradizioni di secoli in un istante non è facile e, mentre da noi, per contrastare la tristezza e l’abbattimento da Pandemia, hanno concesso al massimo un lasciapassare che ci consente di vivere più o meno come vivevamo prima, senza l’aggiunta cioè di alcun benefit ulteriore, in quasi tutti gli altri paesi invece, istituzioni pubbliche e imprenditori privati si sono lanciati con mille idee tra le più bizzarre, divertenti o strampalate.
Persino in India, per dirne una, dopo l’inoculazione ti regalano un pollo (da cucinare suppongo col curry), mentre in Russia ti inseriscono in una lotteria, grazie alla quale potresti vincere, anche se tra altre migliaia di partecipanti, addirittura un’auto.
La palma dello stratagemma più convincente però anche se per stimolare (nel vero senso della parola) solo gli uomini arriva da un club della Svizzera che ha deciso di offrire – cito testualmente – “sesso orale gratis a chi si sottopone alla prima dose”. A parte il fatto che ho subito immaginato le imprecazioni (per usare un eufemismo) di quei poveretti che, per la prima dose si erano affrettati, giusto per essere tranquilli e togliersi il pensiero, per il resto direi che la notizia si commenta da sé.
Ma insomma alla fine della fiera, mi hanno chiesto come mai avessi deciso di intitolare questo articolo “Il Natale che non c’è” e mentre mi appropinquavo a rispondere mi è capitato sotto gli occhi la notizia che a Salerno, i mercatini natalizi hanno deciso di tenere le lucine spente onde attrarre meno gente e non rischiare assembramenti. Eccola dunque qui la risposta. Direi che anche questa si commenta da sé
Foto di Elisabetta Peyron