“Non posso accettare di vedere un ragazzo di 15/16 anni bombarsi di benzodiazepine perché depresso perché sono due anni che non può fare la vita di un adolescente normale”. E’ solo una delle dichiarazioni di medici e psicologi o psichiatri che imperversano sui social, in questo periodo.
Sono molte infatti le testimonianze e le preoccupazioni dei professionisti del settore che stanno ormai da diverso tempo tentando di lanciare l’allarme sulle condizioni di molti giovani e adolescenti che sono rimasti traumatizzati dai lockdown e dalle restrizioni alla libertà, sviluppando forme di nevrosi tra le più svariate: dalla depressione all’anoressia anche grave.
Un adolescente su quattro, in Italia e nel mondo, ha i sintomi clinici di depressione e uno su cinque, segni di un disturbo d’ansia. A stabilirlo sono diversi studi e pubblicazioni su riviste scientifiche, Ne cito uno fra tutti. Si tratta di uno studio britannico del Mental Health and Young People Survey.
La ricerca, commissionata dal National Health Service – il sistema sanitario nazionale della Gran Bretagna – è stata finanziata dal Dipartimento di Sanità e Assistenza Sociale e condotta da scienziati di vari istituti, fra i quali le Università di Cambridge e di Exeter, l’Office for National Statistics e il National Center for Social Research. A luglio di quest’anno gli studiosi hanno valutato i livelli di disturbo mentale di giovani e giovanissimi (tra i 5 e i 22 anni) attraverso uno specifico questionario e raccogliendo informazioni dai genitori.
Sono stati tenuti in considerazione diversi fattori, come l’accesso a istruzione e servizi, i livelli di ansia e preoccupazione sperimentati durante la pandemia di Covid-19 e le esperienze vissute in famiglia. Tutte le informazioni raccolte nell’indagine sono state messe a confronto con i risultati dello studio “Mental Health and Young People Survey” del 2017, facendo così emergere una preoccupante erosione della salute mentale.
Anche gli esperti riuniti nel XXIII congresso nazionale della Società italiana di NeuroPsicoFarmacologia (che si è recentemente tenuto online), hanno denunciato una crisi mondiale della salute mentale, anche e soprattutto fra i giovanissimi: l’incidenza di depressione e ansia fra gli adolescenti è raddoppiata rispetto a prima della pandemia di Covid-19 e questo diffuso disagio mentale rischia di mettere una seria ipoteca sulla loro salute futura. È stato evidenziato che i ragazzi più grandi hanno risentito molto di più rispetto ai bambini. Le restrizioni alla libertà, infatti, hanno impedito loro di vivere in serenità momenti fondamentali della crescita assieme ai coetanei: dalle prime relazioni all’esame di maturità.
Tutto questo è confermato anche da un altro studio, su 1500 bambini e adolescenti, pubblicato sul Journal of the American Academy of Child and Adolescent Psychiatry. Quest’ultimo dimostra e ribadisce che soffrire di depressione durante l’infanzia e l’adolescenza può comportare una peggiore salute, mentale e non solo, da adulti nonché maggiori difficoltà nelle relazioni e nella vita in generale.
Ma con la pandemia si è registrato anche un raddoppio dei tentati suicidi. Le restrizioni alla libertà, alla circolazione e alla didattica in presenza hanno inciso pesantemente su un equilibrio psicologico che, per alcuni, era già precario.
Secondo l’Osservatorio dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù il numero delle consulenze specialistiche per ideazione suicidaria e tentativo di suicidio è quasi raddoppiato, così come le ospedalizzazioni per tali motivi: passate dal 17% nel gennaio 2020 al 45% del totale nel gennaio 2021. Per questo, l’ospedale ha predisposto un «Servizio per la gestione dell’autolesionismo e la prevenzione del suicidio in età evolutiva». Lo scopo è quello di prendere in carico rapidamente i bambini e gli adolescenti che giungono al Pronto Soccorso, avviando trattamenti integrati farmacologici e psicoterapeutici per l’intero nucleo familiare. Il Servizio del Bambino Gesù è inoltre integrato da una linea telefonica per le consulenze psicologiche urgenti, attiva tutti i giorni 24 ore su 24.
Più devastante sembra essere stato per i ragazzi il secondo lockdown. Durante il primo, infatti, seppure chiusi in casa, gli adolescenti, avevano il supporto della famiglia, mentre nel secondo, i genitori sono tornati al lavoro, ma le scuole sono rimaste chiuse. E’ venuta così a mancare una rete di relazioni che consentisse di ammortizzare gli alti livelli di stress, frustrazione e impotenza percepiti dai ragazzi in un momento già difficile della loro vita quale può essere quello adolescenziale
I tassi di depressione e ansia che si stanno registrando, spiegano gli psicologi, si impennano, infatti, quando viene impedita la socialità o quando non si consente ai ragazzi di coltivare le relazioni con i coetanei che invece, nell’adolescenza sono indispensabili.
Senza contare che questi ragazzi hanno vissuto due anni in cui hanno subito un martellamento mediatico terrorizzante che li porterà a crescere, se va bene, come perfetti ipocondriaci. Molti di loro hanno dovuto sopportare discussioni familiari o situazioni di spaccatura all’interno delle famiglie di appartenenza. Il tutto in un’Italia sempre più in crisi sia dal punto di vista economico sia sociale. Un Italia che ha visto migliaia di proteste in tutte le piazze e in cui si è creato uno scollamento, non solo all’interno della politica stessa, ma tra le istituzioni e i cittadini.