Il cibo sta diventando sempre più un’ossessione. I programmi televisivi e i social traboccano di cooking show e tutorial per ogni tipo di ricetta ma anche di dibattiti e discussioni, talvolta addirittura feroci, come quelli ad esempio, sulle farine di insetti e la carne sintetica. Ci sono gli entusiasti, disposti a sperimentare subito i grilli croccanti al posto delle classiche cips e quelli che invece proprio non ne vogliono sapere: “piuttosto vado a vivere da eremita su un cocuzzo, mangiando per il resto della vita, patate e cipolle!”
Anche le case editrici sfornano copiosamente saggi e narrativa incentrati su regimi e filosofie alimentari nuove o rispolverate, perché il cibo (e tutto il suo indotto), è tra le poche cose che si vendono. E’ anzi, forse uno dei pochi argomenti trainanti (insieme ai gialli e all’erotismo più o meno spinto) che consenta all’editoria di resistere. Molti tra i libri che si vendono maggiormente, sono incentrati sulle diete più svariate: da quella proteica, alla zona, passando per quella del gruppo sanguigno.
Per questo ed altri simili motivi ho pensato di evitare i soliti consigli di lettura vacanzieri, anche se in realtà, in passato ho sempre evitato di scivolare sulle letture da ombrellone o strettamente d’evasione e di proporre qualche saggio che ci aiuti ad orientarci meglio in fatto di alimentazione.
Siamo presi, infatti, in mezzo a mode e stili alimentari spesso strampalati. Anche se continuano ad esserci, ovviamente, molte persone onnivore e/o vegetariane nel senso classico del termine, nel tempo si sono affiancate a loro, anche quelle che seguono l’alimentazione vegana, crudista, pescetariana e fruttariana, giusto per citarne alcune.
Tra i testi recentemente pubblicati in quest’ambito, segnalo per cominciare, “Storie delle nostre paure alimentari” di Alberto Grandi. Dopo il successo del podcast DOI– Denominazione di Origine Inventata, in cui ha ripercorso la storia della cucina italiana insegnandoci a distinguere la verità dalle narrazioni pubblicitarie, Grandi affronta qui un nuovo, interessante e finora poco esplorato tema domandandosi: quando i frigoriferi, la pastorizzazione e tutte le altre tecniche di conservazione ancora non esistevano, come faceva l’uomo a essere sicuro di quello che mangiava?
L’autore ripercorre, dunque, le tappe di questa storia millenaria attraverso aneddoti e vicende curiose, dalla paura della lebbra suina (una malattia inesistente), a quella del pomodoro velenoso, fino alla stigmatizzazione degli OGM, degli insetti e della carne coltivata, tenendo insieme scienza, superstizione, politica, economia ed ecologia, perché oggi produrre cibo per otto miliardi di persone non è solo una questione sanitaria, è soprattutto un tema che mette in gioco la salvezza dell’intero pianeta.
Un altro testo interessante è quello di Fabio Ciconte. Si tratta del saggio “L’ipocrisia dell’abbondanza”. L’abbondanza non c’è mai stata davvero, se non per pochissimi. Abbiamo soltanto vissuto l’illusione di un’abbondanza artificiale e ipocrita, dopata dal cibo a basso costo. L’inflazione e il caro energia hanno smontato questa illusione. Ce ne accorgiamo perché fare la spesa costa sempre di più. Ma come siamo arrivati fino a questo punto e cosa possiamo fare?
L’argomento, come potete immaginare, non è così semplice e per ora non darò troppe anticipazioni. Passerei invece piuttosto ad un ultimo testo che reputo particolarmente interessante. Si tratta di “Cibo, salute e libertà” di Jonathan C.K. Wells, ovvero “Nutrizione, dipendenze e democrazia nelle società contemporanee”. Il saggio è incentrato sulle malattie croniche che molto hanno a che fare con il cibo e l’alimentazione che si sceglie di seguire.
Queste ultime hanno infatti rapidamente raggiunto il ruolo di principali cause globali di infermità e decesso, eppure siamo ancora ben lontani da una piena comprensione di questo fenomeno e delle ragioni per cui siano certi particolari gruppi etnici o sociali a esserne più duramente colpiti. In questo studio, Jonathan Wells adotta un approccio multidisciplinare per approfondire i principi della nutrizione umana, preoccupandosi in modo particolare di vedere in che modo i rapporti di potere possano agire sui corpi e sulla loro salute, aprendo la via di accesso a obesità, diabete, ipertensione o malattie cardiovascolari.
“Il mio scopo” scrive l’Autore presentando la ricerca, “è quello di offrire un resoconto multidisciplinare sul modo in cui i rapporti di potere incidono sulla salute tramite la nutrizione. A questo fine ho messo insieme prospettive diverse: fisiologica, evoluzionistica, antropologica, storica, politica ed economica. Questo mi consente di elaborare una lettura in chiave di analisi sociale del processo che ha portato le malattie croniche non infettive ad essere tra le prime cause mondiali d’infermità e morte prematura”.